Gli occhi sul samovar

Gli occhi sul samovar

Lorella Pagnucco
Romanzo, Italia 2003
88 pp.
Prezzo di copertina € 9
Editore: Marsilio, 2003
ISBN 88-317-8278-9

Gli occhi sul samovar Tat’jana, ormai anziana e sola, sente il bisogno di raccontare la sua vita, di confidarla a qualcuno, anche solo ad un diario. Così semplici pagine bianche prendono vita e si riempiono di ricordi, di episodi ricchi di particolari e vibranti di passioni. Le sue parole sono malinconiche quando descrivono la vita ai tempi dello zar nella sua amata Russia, e diventano cariche d’ansia nel racconto della fuga in Occidente conseguente alla Rivoluzione d’Ottobre. Riemergono volti, episodi dolorosi, esseri frantumati dall’ingerenza di spietati eventi epocali, o dall’incapacità di amare. Tat’jana compone una lunga lista di persone odiate, amate e a volte tradite.

Si fa largo nei suoi pensieri l’affetto per l’anziano marito, la passione per il suo primo amante, la tenerezza per la donna che le ha sconvolto i sensi, ma in fondo sente che sono due le persone con un posto speciale nel suo cuore: la figlia Lilink e il nipote Vasja. Il rapporto con la figlia è stato da subito molto controverso, vissuto con freddezza e forse paura da parte di entrambe: non sono mai riuscite a trovare un punto di incontro, si sono arrese all’incomprensione che le ha condotte alla rottura definitiva. Del giovane Vasja, apprezzato musicista omosessuale, Tat’jana conosce solo le notizie apprese sulle cronache mondane, sui giornali che esaltano i suoi trionfi o criticano il suo stile di vita. Le è stato impedito l’incontro con lui, ma forse i tempi sono ormai maturi per riallacciare i rapporti.

Gli occhi sul samovar: un viaggio nell’anima

E mi domando se sto riflettendo su tutto, tutto l’essenziale. Se mi sono allontanata dai motivi che hanno reso necessario questo lungo soliloquio. Questa approssimazione di bilancio sulla mia esistenza. Su questo complicato miscuglio di bassezze, follie, passioni, sogni ed errori che hanno fatto di me quello che sono diventata.

Il titolo del romanzo prende spunto da un vecchio samovar, il cuore della casa russa dove la protagonista, Tat’jana, ripensa al suo passato in un’inarrestabile rovistare nell’anima propria e altrui, accompagnato da una manciata di fotografie ingiallite. Scavare nel proprio passato ed indagare nel profondo della propria anima è un atto di coraggio che non compete a tutti. A volte è più semplice rimanere in superficie, celare a tutti i nostri lati più oscuri e scandalosi. Tat’jana ha vissuto pienamente, esagerando forse nel farsi travolgere da passioni futili, non rinunciando quasi mai a quelle vere e irresistibili se non costretta dalle inevitabili circostanze. Ha amato molto, a cominciare dal fratello gemello con il quale aveva instaurato un rapporto così morboso da scandalizzare, ha amato il suo anziano marito, sposato per obblighi familiari contro la sua volontà; si è concessa ad un bolscevico, a un nazista, ad un’ebrea, voluti nell’indifferenza all’atavico disaccordo del sangue, e nella consapevolezza dell’importanza per lei fatale che avrebbero avuto quelle relazioni ogni giorno sempre più negate dalle circostanze e affermate dai sensi. Ma l’amore in fondo è la linfa vitale, può dare stordimento, provocare delusioni ma alla fine regala spesso speranza e forza per andare avanti.

Lorella Pagnucco ha saputo creare un’atmosfera intima, dove i toni sono sempre delicati anche sui temi più scabrosi. Il suo è un racconto che potrebbe esser gustato d’inverno davanti ad un camino acceso. Ha un sapore antico, seppure gli argomenti sono e sempre saranno attuali, come sempre è quando si tratta dello studio dell’animo umano.

Marta De Santis 
 

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