Sogni di golf
John Updike
Racconti, Stati Uniti 1996
213 pp.
Prezzo di copertina € 7,50
Traduzione: Laura Noulian
Editore: Guanda, 2003
ISBN 88-8246-616-7
“Il golf ci fa riflettere sulla nostra avidità, oltreché sulla nostra mancanza di fede. Nel ricordare un giro, tralasciamo il putt di sessanta centimetri che abbiamo mancato e l’approccio che chiaramente è scivolato nel bunker come se questi colpi non li avessimo sferrati noi, e ci soffermiamo, ma senza gratitudine, sul colpo colwedge che in qualche modo è riuscito a mandare la pallina sul green, e sul drive in cui la pallina, rimbalzando sul paletto che segna i limiti del campo, è tornata in mezzo al fairway”.
John Updike racconta con trenta brevi storie la sua passione per il golf. I riti, le nevrosi, le manie, i piccoli incidenti, le dispute, le gioie che si trovano intorno ad un green, lasciando emergere anche i suoi sogni e le riflessioni sulla vita.
Il libro raccoglie le testimonianze di una dedizione appassionata dell’autore al gioco del golf, comparse nel corso degli anni su pubblicazioni di vario tipo, da quotidiani a giornali specialistici. L’impatto per un lettore profano può non essere dei migliori. Ci si trova davanti ai molti (“troppi”?) termini tecnici del gergo golfistico che a lungo andare danno noia, per quanto alla fine del volume ci sia un breve glossario.
Tuttavia, se si oltrepassa il momento iniziale, se si riesce a dare un ritmo alla lettura e a non mollare dopo il terzo racconto, arrancando tra un draw, una foursome e un chip per superare la “barriera golfistica”, è possibile apprezzare le indiscutibili doti narrative e la sottile ironia dell’autore.
Sicuramente divertente è la descrizione degli avversari, caratterizzati in modo sottile e simpatico con manie di vario genere, che esulano spesso dal campo di gioco, e portano sotto i riflettori aspetti di vita quotidiana e difetti comuni. In fondo nello stretto cerchio dei giocatori è come se si ricreasse, in uno spazio circoscritto, una “miniatura” della vita. Sul green, infatti, non mancano relazioni durature di fedeltà – simili per certi aspetti al matrimonio- ma anche irritazioni, gelosie e alterchi, che per fortuna sono soffocati e attutiti dalle distanze imposte dal gioco. “Come una religione, il Golf cerca di codificare e spiegare la vita creando opportunità per migliorarsi all’infinito…” osserva con trasporto Updike.
Marta De Santis