Teatro. Opere per attori, solisti e burattini

Teatro. Opere per attori, solisti e burattini

Teatro, Italia 2002
157 pp.
Prezzo di copertina € 12,50
Curatore: Giovanni Moretti
Editore: SEB 27, 2002
ISBN 88-86618-29-8

teatro opere e burattini

Ogni parte del libro è fondamentale. L’introduzione, di Giovanni Moretti, esplica il lavoro e la figura di Sandro Gindro, personalità complessa e variegata soprattutto per chi non ha avuto il piacere di farne conoscenza diretta. In lui psicoanalisi, musica e drammaturgia sono elementi inscindibili, e questo volume ne dà la prova.

Per illustrare meglio il suo concetto di drammaturgia, prima dei cinque testi teatrali si offre un saggio programmatico, Il teatro, la sapienza e i ragazzi, in cui l’autore spiega cos’è il teatro, il “rito” e il suo meccanismo psicologico: “Questo è il teatro: un momento della vita dell’uomo che racconta il passato dell’uomo; ma un passato che vive adesso nella rappresentazione, nel gesto, nella comunicazione… Il teatro serve a conoscere il mondo, per questo il teatro è utile a tutti: adulti e bambini.”.

Il primo testo, I papaveri nel grano, è una favola che parla di favole. Racconta la passione e il coraggio di un vecchio cantastorie che continua a narrare di draghi e principesse a dispetto del severo divieto di un sultano stolto e frastornato, che promette pene severissime. I tre scritti che seguono fanno parte di un progetto, Le storie del Mediterraneo, coltivato con sucesso da Moretti e Gindro in Italia, Francia e Belgio. Il primo, La storia di Gesù di Nazareth, descrive il mito, intimo e “umano”, della poetica e drammatica vita di Gesù, e la tragedia di Giuda, innamorato e disperato.

Ne Le avventure del re Odisseo l’autore dipinge un altro personaggio leggendario in una prospettiva che si allontana dagli stereotipi. Il re di Itaca è l’uomo, positivo e imperfetto, cui “piace la vita e non vuole morire”. Chiude la trilogia Una storia per un sogno, la storia di Don Chisciotte e del suo appassionato desiderio di compiere imprese meravigliose senza però avere il coraggio di osservare la realtà. L’ultimo testo, del quale è riportato dato il brano iniziale, ha come titolo Ippolito della montagna. Fa riferimento all’antica vicenda di Fedra, Teseo ed Ippolito ambientata in luoghi concreti e ai nostri giorni, in una provincia del Sud, alle pendici di una montagna bella e terribile. Ed è il cantastorie, un vecchio ormai stanco di raccontare perché non c’è più nessuno che ascolta ed è, forse, lo stesso personaggio de I papaveri nel grano, che non può fare a meno di riferirla.

Teatro. Opere per attori, solisti e burattini: “rito” scenico e scienza Signore e signori, io sono un cantastorie. Sono molto vecchio. Vivo su queste montagne; un tempo andavo di villaggio in villaggio con queste mie tavole (ne vedete qui una) a raccontare storie, storie antiche e storie che erano appena capitate. Da molto tempo ho smesso di girare di contrada in contrada per raccontare le mie storie, un po’ perché sono vecchio un po’ perché la gente non ha più voglia di ascoltarle; però è capitato un fatto così straordinario e così terribile, proprio in questa montagna… E’ un fatto avvenuto recentemente, forse ieri, però è la ripetizione di una storia antica, antichissima: la storia di Ippolito e della sua matrigna Fedra: tutti e due belli e disgraziati, perché questa montagna è terribile.

Il fine di questa antologia curata da Giovanni Moretti, collaboratore e amico di Gindro, è quello di presentare la traccia di un progetto pedagogico diretto principalmente ad attori e ragazzi, in realtà indirizzato a tutti. Innanzi tutto offre la possibilità di rianimare quel teatro di figura che, dalla fine dell’Ottocento in poi, non ha più potuto avvalersi di una editoria specialistica. Questo testo col suo particolare stile di scrittura, è quindi destinato ad attori “nuovi”, che definiscono in prima persona personaggi e spazio scenico, e si avvalgono di una scenografia mobile da essi stessi creata. Tutti i testi teatrali, in ogni epoca, sono dichiaratamente concepiti per essere interpretati da un particolare tipo di attore e conosciuti da un particolare tipo di pubblico. L’autore stesso ama definirsi “lavoratore dello spettacolo”, perché “tutti coloro che scrivono opere teatrali pensano ad una esecuzione e a una destinazione pubblica, riferendosi a una nozione di pubblico spettatore da essi acquisita”. A monte c’è sempre la conoscenza diretta del futuro spettatore e, nel caso di Gindro, drammaturgo, musicista e psicoanalista, ciò è dichiarato esplicitamente.

Il suo stile narrativo utilizza congiuntamente la musica e la parola, fuse insieme l’una a complemento dell’altra. “Testo verbale, musica e canzoni sono elementi inseparabili; soltanto la loro somma ci dà il valore e il significato dell’opera gindriana”. Per questo sono state pubblicate insieme ai testi tutte le canzoni e le musiche di scena senza le quali, in tale drammaturgia, il tessuto complessivo sarebbe sconnesso, perché non rappresentano un semplice ornamento, ma sono parte fondamentale dello spettacolo.

Marta De Santis

 

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