I Fiati dell’Armoniosa Marca
Il mare Adriatico non ferma il vento dell’est: così mentre a Roma, Milano, Firenze la primavera invita già a tiepide passeggiate serotine, nelle Marche la bora scuote le cime degli alberi e costringe ancora decisamente ad indossare i cappotti. Cosicché, troppo leggeri vestiti per l’abitudine al clima della capitale, ci siamo considerati due volte fortunati ad abitare proprio “sopra” il teatro di Morrovalle, sabato 8 aprile, nel recarci al concerto tenuto dai Fiati dell’Armoniosa Marca, le nostre chiome scompigliate dal vento. Eravamo decisi ad assistere allo spettacolo di chiusura della stagione invernale per motivi d’affetto e per la curiosità di ascoltare quella compagine di cui si tessono elogi.
In questi casi abbiamo sempre voglia di parlare anche del contesto: entrare nel piccolo teatro ci procura una sensazione di piacere per la suggestione del luogo, la cordialità professionale degli addetti, il clima famigliare creatosi tra le poche decine di spettatori che si riconoscono e la vicinanza con il palcoscenico e gli artisti. Dopo il tipico quarto d’ora di attesa, annunciati da una “dama della musica” impreparata e incompetente, hanno fatto ingresso i musicisti il cui aspetto ci ha colpito come quello dei personaggi dipinti da Caravaggio: in particolare la bellissima secondo oboe, con fisico mozzafiato da pin up, cui faceva da contraltare il bravo primo corno la cui circonferenza addominale era di tutto riguardo.
La considerazione della giovane musicista per la propria avvenenza non lasciava ombra di dubbio, ma la simpatia umana nei suoi confronti è scattata con la furbizia del cambio d’abito: nella prima parte del concerto, classica, sfilava in un “lungo” nero e attillato che ne disegnava le forme, lasciava scoperte le spalle e concedeva uno spacco generoso sulla gamba sinistra; nella seconda parte, jazzistica, portava invece un tailleur ben disegnato con una vivace camicia colorata stile anni ’50. Un secondo punto a favore, la compagine orchestrale lo segnava con la scelta intelligente del programma interpretato con buon affiatamento: la Serenata in mi bemolle maggiore K 375 di Wolfgang Amadeus Mozart, l’Ouverture dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, la colonna sonora del film Profondo Rosso di Giorgio Gaslini nell’adattamento di Luciano Franca ed alcuni standard per jazz band adattati da Luigi Faggi Grigioni.
La bellissima musica di Mozart risulta eseguita sempre abbastanza male, soprattutto nei concerti considerati di routine, perché viene studiata poco: essa è già nelle orecchie di musicisti ed ascoltatori e tanto sembra sufficiente all’esecuzione. In questo concerto alcuni errori di impostazione sono stati piuttosto evidenti: innanzitutto l’esecuzione “quadrata”, troppo simile ad un solfeggio, ha portato ad eseguire l’Adagio del terzo movimento ad una velocità pari al Finale Allegro; poi la chiusura delle frasi, non correttamente preparata, portava a pause che sembravano interruzioni estranee al tessuto melodico; infine i clarinetti palesavano una evidente difficoltà nella respirazione tanto che talvolta davano l’idea di restare senza fiato. Nell’ouverture del Barbiere di Siviglia tutto funzionava abbastanza meglio, eccezion fatta per i venti secondi di panico e confusione, nel rapido crescendo che porta al finale, in cui i vari strumenti hanno perso la coordinazione del suono.
La seconda parte del programma è stata meglio eseguita e più apprezzata dal pubblico: i due brani adattati alla formazione dell’ottetto con l’aggiunta di una tromba, un contrabbasso ed una chitarra, sono stati elaborati da due componenti della stessa formazione e questo sicuramente ha giovano alla cura dell’esecuzione, soprattutto nelle prove.
Piacevole il bis concesso, su di un tema di Astor Piazzolla.
Divertente e divertito il contrabbassista, che praticamente saltava intorno al suo strumento, e pieno di slancio musicale il chitarrista bravo e timido, assolutamente inserito nel discorso ritmico, intonato ed estremamente preciso. Va fatto comunque un apprezzamento per la buona qualità complessiva – con l’invito a non snobbare nessun palcoscenico – a tutti i musicisti: Luciano Franca, Diletta Dell’Amore, Marco Sbardellini, Angelo Sopranzi, Luca Brunori, Andrea Fogante, Fabrizio Pierboni, Paolo Pierboni, Luigi Faggi Grigioni, Marco Di Meo, Jean Gambini.
tremici