Un omaggio a Pier Paolo Pasolini
Il festival internazionale del film di Roma càpita nella settimana di fine ottobre (è alla sesta edizione). Quest’anno gli organizzatori hanno voluto dedicare un omaggio al regista, poeta, scrittore, sceneggiatore e filosofo Pier Paolo Pasolini. Siamo anche in concomitanza con la data della sua morte violenta, avvenuta nella notte tra l’ 1 e il 2 novembre 1975, trentasei anni or sono; ma la cifra degli anni non è tonda e quindi non viene ricordato per questa ricorrenza, ma per il cinquantenario della sua prima regia: il film Accattone.
Il breve omaggio (26 ottobre – 5 novembre) consiste in una istallazione di Marco Antonio Bazzocchi, Roberto Chiesi e Gian Luca Farinelli: una grande macchina per scrivere posta in mezzo allo spazio espositivo, al disopra della quale è appesa una grande sfera idealmente ottenuta appallottolando i fogli della sceneggiatura di Accattone, fogli che in dimensioni ingigantite sono sparsi un po’ intorno. C’è l’Alfa Romeo di Pasolini (sembra autentica) parcheggiata nel lato non illuminato del lungo corridoio utilizzato come unica grande sala di proiezione in cui, con l’allestimento di Dante Ferretti e Francesca Loschiavo, si ripercorre l’universo espressivo, il pensiero e l’esistenza di Pier Paolo Pasolini attraverso sequenze d’archivio televisivo, fotografie ed estratti dei film, in un itinerario di sette schermi; inoltre si ascoltano le voci del poeta intervistato o che recita alcuni versi (Le ceneri di Gramsci e La Guinea), quella di Giorgio Bassani che legge Marilyn e la canzone Che cosa sono le nuvole?, interpretata da Domenico Modugno.
Entrando nella sala, sul primo schermo sono proiettate scene di vita italiana dal 1922 (anno di nascita del poeta) fino al 1975 (anno della morte); sul secondo appare una lunga intervista sulla situazione politica, economica e sociale dell’Italia nei primi anni settanta; sul terzo è proiettato un album fotografico della vita; sul quarto sono leggibili, in immagini, brani delle poesie ; sul quarto si alternano visioni del “terzo mondo” (amato dal poeta), che inizia dalla periferia di Roma, comprende il meridione italiano, parte della Spagna e della Grecia, il Maghreb e Asia e Africa; sul quinto schermo vengono proiettate immagini che illustrano la dimensione del sacro in Pasolini – Cristo tra noi – ovvero le figure dello stesso Gesù Cristo, di Accattone, Ettore e Stracci; nel quinto schermo vengono proiettate le immagini della morte, tratte da vari film del regista (come la violenza dal dèmone Franco Citti, nel Fiore delle mille e una notte, che fa a pezzi una giovane donna nel cui sguardo permane un amore infinito); sul sesto schermo vengono proiettate le scene piene di vita di Decameron, di Che cosa sono le nuvole? e del Fiore delle mille e una notte; sul settimo schermo invece scorrono le meravigliose favole di Uccellacci e uccellini.
Della figura straordinaria di Pasolini – rimasto fuori dal coro dei benpensanti e preservato dall’omologazione del consumismo grazie alla statura culturale e alla scelta omosessuale – rimarranno per sempre immortali le lucide e logiche dichiarazioni d’amore alla vita, vere gemme, incastonate in tutte le opere per mezzo della delicatezza del discorso poetico. Nelle scuole italiane gli insegnanti di ecucazione civica (ora educazione alla legalità) dovrebbero avviare alla lettura delle Lettere luterane (raccolta di articoli scritti per Il Corriere della Sera), mentre tutti indistintamente dovremmo tenere a mente almeno i versi iniziali de Il pianto dell’escavatrice:
“Solo l’amare, solo il conoscere
conta, non l’aver amato, non l’aver
conosciuto. Dà angoscia
il vivere di un consumato
amore. L’anima non cresce più”
intendendoli riferiti non solo ad un passato remoto e ad un presente attuale ma, psicoanaliticamente, anche ad un passato prossimo e ad un presente continuativo. Riamare chi ti ama (perché si è preso cura di te) non è certo facile e fa parte di un passato prossimo e di un presente (più o meno) istantaneo; ma impegnarsi ad amare chi non ti ama (perché non si è preso cura di te) fa parte invece di un presente continuativo, cioè del vero presente.
Afferma Pasolini, dalle interviste del secondo schermo, che non si può conoscere senza amare e, mentre concordiamo con Lui su tutto – compreso il fatto che il consumismo impone un regime totalitario più rigido del fascismo, perché condiziona i desideri e cancella le culture – concludiamo sostenendo che la mostra non ha alcun pregio, strutturata come una finestra socchiusa verso un passato che non ci riguarda più, se non per gli aspetti voyeristici collegati ad un episodio di cronaca nera mai chiarito del tutto. Per avere invece un’idea più sokida sulla vita, il pensiero e l’opera di Pasolini è assai meglio visitare il sito www.pasolini.net ancor prima di vederne le opere cinematografiche.
pietro de santis