Quattro livelli di incomprensione
Sono passate più di due settimane dalla bella edizione della maratona “Asino chi non legge: 4” consumatasi a Fermo dalle 17.15 di giovedì 22 agosto alle 00.45 di sabato 24 agosto, della quale avevamo annunciato l’occasione.
Abbiamo avuto il piacere di assistere a molte letture, diciamo per una buona metà della durata complessiva, e ci fa piacere commentarne alcune, cominciando dall’apertura affidata ad un trio: Elena Fioretti, Ximena Gonzalez e Chiara Spernanzoni (era in origine un quartetto che ha subito la defezione di Roberta Marchesini) hanno messo in scena un breve spettacolo malizioso e accattivante sul testo di Franca Rame “Sesso? Grazie, tanto per gradire” (per la lussuria). Non abbiamo ascoltato personalmente Stefania Cippitelli nella lettura di “Clitemnestra o del crimine” di Marguerite Yourcenar (immaginiamo, di nuovo, per la lussuria), ma ci è stato riferito di un notevole successo, sancito dalla presenza di una quarantina di fans personali che l’hanno seguita e applaudita con calore.
Ci sono molto piaciute sia la scelta del testo sia la lettura, da parte di Maria Chiara Leonori, di “Prima di Quaresima” di Luigi Santucci, dedicata al peccato della gola. Abbiamo apprezzato il bel commento musicale alla chitarra regalatoci – “live” – da Ibrahima (di lui abbiamo imparato solo il nome), che accompagnava la buona lettura di “Afrodita” di Isabel Allende fatta da Vanessa Spernanzoni (ancora lussuria) ed il testo coinvolgente, sebbene un po’ melanconico, “Il tailleur grigio” di Andrea Camilleri scelto e letto da Ettore Lambertucci (ancora per la lussuria).
Ci ha coinvolto l’interessante sfondo sonoro, basato sui rumori, “Apoplessia” di Leonardo Carlacchiani che commentava la lettura di Nicoletta Vitali e Marta Lorenzon “Cuore di Cane” di Michail Bulgacov di cui non abbiamo però compreso il vizio capitale di riferimento (forse tutti e sette insieme).
Molto bravi e pieni di entusiasmo i bambini di Liberalibri: Giulia Balestrini, Andrea Concetti, Andrea Rapino, Mrika Tardanico, Virgina Cardinali, Nicole Morelli (uno dei quali non era per niente un bambino, ma non ci ricordiamo chi) che hanno letto brani di favole molto azzeccati nei temi dei vizi capitali.
Ancora vogliamo segnalare “Una sposa conveniente” di Elsa Chabroi ben letto da Barbara Cerquetti e Elena Pigliacampo (forse ancora orientato verso la lussuria) ed il bel testo “Emma” di Jane Austen sull’invidia, molto ben letto da Roberta Sarti, cui avrebbero potuto “tremare le vene ed i polsi” visto che si è cimentata subito prima di Pamela Villoresi.
La grande attrice si è proposta con affetto alla platea gremita ed ha letto e recitato senza risparmiarsi – cioè con generosità, come stesse calcando il palcoscenico del Teatro Eliseo – e senza pudori brani tratti da “La tragedia di Didone” di Michele Di Martino (superbia ed ira), la poesia “I fiori” di Aldo Palazzeschi (lussuria autentica!) ed il bel testo di Piero Jahier “Il sodato Somacal Luigi” (contro l’accidia).
Ci piace fare, come sempre, qualche commento non prima di avere ringraziato l’ideatore e coordinatore Oberdan Cesanelli e la Compagnia delle Rane per avere ospitato la mostra di sculture del nostro amico Giuseppe Allamprese: Color-Azione.
Innanzitutto notiamo come siano stati particolarmente privilegiati due vizi capitali: lussuria e gola, per il numero di letture ad essi dedicati, ma come questi due vizi siano risultati mal compresi. In particolare la lussuria è stata confusa con la sessualità “tout court” e la gola con la cucina di qualità (c’è stata una tempesta di ricette di cucina). Sulla qual cosa si possono fare svariati commenti a sfondo sociale, il più banale dei quali è che le persone non sono abituate né al piacere della sessualità né a quello dei buoni cibi, ma si accontentano del “sentito dire” (e di personali ricordi di “quella volta che…”). Ma visto che anche altri vizi (meno documentati) sono comunque stati oggetto di equivoco (ira con frustrazione, avarizia con avidità etc.) ci balza agli occhi il significato del primo livello di incomprensione: la confusione che rende poco lucidi nel giudizio su vizi e virtù (ad es. far l’amore con piacere è una virtù; allo stesso modo il saper cucinare).
La seconda considerazione riguarda la durata delle letture: molti lettori hanno dichiarato un tempo, ma poi hanno letto per un tempo doppio. Questo scambiare qualità con quantità costituisce appunto il secondo livello di incomprensione: il “dare di più” al posto di “offrire il meglio”.
Altra considerazione va fatta sul montaggio dei testi letti: in molti casi i lettori hanno dovuto tagliare i testi estratti da libri interi oppure qualora non si trattasse di scritti brevi. In molti casi chi lo ha fatto si è impegnato a rendere comprensibile la trama del libro piuttosto che privilegiare l’argomento prescelto, ottenendo un risultato modesto e, spesso, soporifero. Questo terzo livello di incomprensione è di tono più elevato rispetto ai precedenti, perché non è mai semplice enucleare da un contesto una parte limitata di senso compiuto: alla correttezza di questa operazione si oppone una certa ignoranza (i lettori debbono ripercorrere la trama per sentirsi al sicuro) e obiettive difficoltà letterarie che andrebbero superate con un po’ di applicazione.
L’ultimo livello di incomprensione riguarda la maniera di porgere la lettura: tranne poche persone più spudorate, la maggior parte dei lettori legge per sé – anche se pubblicamente – e non si pone il problema della comprensibilità o della noia. Consigliamo a tutti gli amanti delle lettere ed alle biblioteche che si sono coinvolti con la manifestazione, di organizzare qualche piccolo studio/seminario/lavoro di gruppo su tali argomenti.
Un grazie rivolto a tutti per il piacere provato. pietro de santis