Anno: 2014

Twist

Twist

Tra il 29 ed il 30 marzo ho fatto questo sogno: ero nella grande villa di campagna di un mio amico e, tra le altre persone, c’era una donna bionda e affascinante. Non ricordo quale fosse la relazione della donna con il luogo, un’amicizia oppure un flirt con il mio amico: si trattava, però, di una persona che aveva acquisito un potere. Io l’affrontavo dicendole che era riuscita nel suo intento con l’inganno, fingendo sentimenti inesistenti. Poi, seduto a tavola in compagnia di altri amici, criticavo la donna in questione, accusandola di arrivismo. Al risveglio mi sono interrogato sul significato del sogno che, di certo, era collegato con lo spettacolo visto: “Twist” di Clive Exton, messo in scena dalla Compagnia delle Rane nel Teatro Comunale di Morrovalle, per la regia di Stefano Leva.

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Quando c’era Berlinguer

Quando c’era Berlinguer

soggetto e regia di Walter Veltroni

Sono passati trent’anni dalla morte di Enrico Berlinguer, avvenuta a Padova l’undici giugno 1984, e anche dalla fine del partito comunista italiano – sostiene l’autore del film –; e se sono in pochi coloro che, tra le nuove generazioni, sappiano rispondere alla domanda: “Chi era Berlinguer?”, ciò è dovuto anche alla scomparsa dell’ideale comunista ma, forse ancor di più, alla scomparsa degli ideali sociali in genere. Che quest’ultimo fenomeno possa essere correlato all’incredibile offensiva scatenata contro i regimi comunisti da Karol Wojtyla non è escluso anche perché, come sempre accade, se scompare un dualismo scompaiono anche gli ideali che lo sostengono: ciò non è necessariamente un male. Comunque Walter Veltroni presenta un Enrico Berlinguer – ricostruito attraverso immagini di repertorio e interviste a chi l’ha conosciuto, ha vissuto e lavorato al suo fianco – senza riuscire a sottrarsi alla classica e spesso banale retorica del “come eravamo”.

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Quartett

Quartett

di Heiner Müller da “Le relazioni pericolose”; regia di Walter Malosti; con Maddalena Crippa e Walter Malosti

Heiner Müller (1929 –1995) è stato drammaturgo e poeta, scrittore, saggista e direttore di teatro. Forse la definizione di “massimo poeta di teatro del novecento dopo Samuel Beckett” è stata coniata con eccessiva nonchalance ma, indubbiamente, egli è ricordato come il più importante drammaturgo tedesco del XX secolo successivo a Bertolt Brecht. I suoi pezzi – “enigmatici e frammentari” – hanno contribuito significativamente al teatro postmoderno. Nato in Germania dell’Est, appena diciottenne s’iscrisse al Partito di Unità Socialista di Germania ed iniziò a lavorare per la DSV (Associazione Tedesca degli Scrittori).

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Il capitale umano

Il capitale umano

film è liberamente ispirato al romanzo di Stephen Amidon.

La vicenda comincia una notte, sulla provinciale di una città brianzola, alla vigilia di Natale, con un ciclista investito da un Suv. Questo incidente diviene l’espediente grazie al quale narrare la vita di diversi personaggi appartenenti a due famiglie: quella Bernaschi composta da Giovanni, Carla sua moglie e loro figlio, appartenenti all’opulenza di un mondo legato alla speculazione finanziaria e quella Ossola, in cui Dino, marito di Roberta, psicologa, rappresenta un ambizioso e spregiudicato immobiliarista sull’orlo del fallimento. Completa la famiglia Serena, una ragazza legata sentimentalmente al figlio dei Bernaschi.

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Tutte le cose eternamente belle

Tutte le cose eternamente belle

Tornare ancora nel giardino sbarrato,

Che tra gli archi del muro,

Tra magnolie e limoni,

Serba l’incanto delle acque.

Udir ancora, nel silenzio

Vivo di cinguettii e di foglie,

Il sussurro tiepido dell’aria

In cui volteggiano le anime antiche.

Veder ancora il cielo profondo

E lontano la torre svettante,

Come fiore di luce sulle palme:

tutte le cose eternamente belle.

Sentir ancora, come allora,

la spina acuta del desiderio,

mentre la gioventù passata

ritorna. Sogno di un dio senza tempo!

(Luis Cernuda, Giardino antico, libera traduzione di Lorenzo Rossi).

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