Una ‘narrazione’ di antonio Pizzuto
“Dette le bugie…” Signorina Rosina
Giovedì 23 marzo 2017, ore 17.00 – Auditorium ICBSA, Palazzo Mattei di Giove, via Caetani 32
Introduzione: Massimo Pistacchi
Presentazione di Antonio Pane
Anna Maria Milone: Sulla scrittura di Antonio Pizzuto
Pietro De Santis: Pizzuto e l’inconscio rivelato
Dagli Archivi dell’ICBSA:
Carmelo Bene e Signorina Rosina;
Antonio Pizzuto e Testamento
Da Signorina Rosina Donatella Ferrara legge:
‘Lite e riconciliazione’
‘Lettere, lettere, lettere’
‘Asinelli sul monte’
‘La serratura riottosa’
‘Congedo’
Dopo la pubblicazione di un suo romanzo Antonio Pizzuto seppe che nella città di Napoli ne fu venduta una sola copia: si diede da fare per scoprire chi fosse l’unico lettore, con l’intenzione di risarcirlo, rimborsandogli il prezzo di copertina.
Antonino Pizzuto (firmatosi Antonio dal 1951), superato il quarantennale dalla morte, viene ciclicamente dimenticato e riscoperto: il suo rapporto con i lettori è sospeso nel tempo, perché egli non si rivolse al lettore suo contemporaneo – cioè all’individuo disposto a pagare il prezzo di copertina per leggere il romanzo di successo e apprezzare l’investimento fatto – ma al lettore interessato a lui e alla sua visione delle cose.
Scrittore e lettore, per Pizzuto sono rappresentanti di due fenomeni umani universali, quindi al di fuori del tempo: colui che propone una rappresentazione, esprimendo qualcosa di sé e del mondo che intravede; e colui che ne fruisce per appercepire qualcosa dell’altro e, successivamente, considerare se possa essere applicata a sé, utile per capire qualcosa di se stesso.
«Molto lo angustiava anche questo: chi siamo noi così misteriosi, inconoscibili a noi stessi, che stiamo a farci qui realmente mentre ognuno passa come può le sue ore, e balzava dal letto. Cose più che note a lei tutte quante: le conosceva bene, per esperienza personale, una per una tali ubbie. Vediamo: non aveva egli forse anche l’altra di dover contare la ghiaia, di voler inghiottire la propria lingua, e pure il pizzicorino alla fronte? Orsù, niente di temibile, calori della digestione che passano subito con un po’ di bicarbonato.» (Signorina Rosina, pag. 89)