Diario di un fallito

Diario di un fallito

Il nome Eduard Limonov è lo pseudonimo di Ėduard Veniaminovič Savenko; origina dall’esaltazione bellica del giovane Eduard, punk russo nato nel 1943, esplosivo come una bomba a mano: la Limonka è, in gergo russo, la bomba a mano perché ricorda la forma di un grosso limone (nei fumetti di guerra filo americani sarebbe definita “Ananas”).

Limonov ha scritto tanto: ben 66 libri, articoli e poesie. Poche cose sono state tradotte in lingua italiana. Personalmente ho letto due dei suoi lavori: il Libro dell’acqua e questo, di cui sto parlando.

Dicono che siano i suoi libri migliori, cioè i più poetici; lo dicono i letterati francesi, che molto hanno amato il personaggio e lo scrittore Limonov. Egli ricevette – in vita – l’omaggio di una famosissima biografia, scritta da Emmanuel Carrère, conosciuta più dello stesso scrittore russo.

Il Diario di un fallito, tradotto e pubblicato in lingua italiana nel 2004 da Odradek, è una sorta di cronaca – poetica e disperata – dei primi due anni drammatici della vita del poeta a New York, trascorsi nella povertà più indigente e nella solitudine esistenziale in attesa della fama e del relativo benessere. Talvolta i desideri si realizzano ed “Ėdička” effettivamente riuscì ad ottenere il successo grazie al suo primo best seller pubblicato sul suolo americano: Il poeta russo preferisce i grandi negri, seguito poi da Io, Ėdička .

Nel periodo in questione Limonov aveva trentaquattro anni; era colto, molto più di quanto non si sia disposti a credere; bello, non bellissimo, però affascinante; magrissimo e affamato; abbandonato dalla moglie che – come darle torto? – aveva deciso di usare tutti gli strumenti della bellezza, forniti a lei da madre natura, per uscire dall’indigenza.

Anche la bella ragazza russa ce la fece a costo però di perdere l’anima, secondo la tesi del dannato ex marito. Non che Limonov tenesse in gran conto la salute dell’anima nel senso cristiano del termine, ma valutava enormemente il valore poetico della vita umana, esprimendosi in fortissima e strenua difesa contro l’erosione causata sia dal benessere consumistico statunitense sia dal malessere tirannico della Russia di Putin.

Il diario raccoglie piccoli episodi, osservazioni, racconti brevi di avventure marginali nella New York disperata; insieme a situazioni esaltanti di feste miliardarie; innamoramenti rapidi e violenti, spesso scandalosi e scorretti. Tutto ruota intorno all’idea della morte e dell’omicidio immaginario, intrecciandosi insieme con la sessualità più esplicita ed agita; ogni pensiero è raccolto ed indirizzato verso “l’origine del mondo” nel senso attribuito da Goustave Courbet. In particolare coprotagoniste, insieme al narratore sono la ex moglie Elena e la pseudo-fidanzata americana governante di un miliardario di cui, Limonov, divenne maggiordomo per un paio di stagioni.

La prosa di Limonov è densa e bruciante; sicuramente fa pensare a Jack Kerouac per il ritmo, a Boris Vian per la rabbia, a Franz Kafka per il confronto con l’assurdo. Il narratore si pone in dialogo continuo con la morte e con un desiderio di vita il più vitale possibile, affermato attraverso l’affanno compulsivo delle pratiche sessuali, ripetute ed estenuanti, compiute con le donne più disparate – incontrate per caso o cercate con insistenza –; oltre a questo c’è il confronto continuo con la fame, il freddo e l’indigenza e anche con l’aspetto consolatorio che il sesso comporta.

Si tratta di un diario frutto del desiderio di vita; dell’invidia e del rancore; mai del compromesso se non per il bisogno di mangiare: non si tessono trame per ottenere il successo, il benessere, la vita borghese. Tutto è contro la vita borghese: la frequentazione delle case più ricche e benestanti della metropoli, inizia sempre con un ingresso dalla porta di servizio.

Entrare dalla porta di servizio: ecco la chiave di lettura del libro. La porta di servizio è sempre aperta tanto in ingresso quanto in uscita e, proprio perché non consente le manifestazioni più esaltanti, è la più discreta e adeguata persino nei momenti della grande celebrità.

Nei momenti bui della povertà più sconcertante, non concepita persino nell’Unione Sovietica, Limonov non ha disdegnato – anzi ha proprio cercato – le relazioni omosessuali che in realtà hanno costituito proprio la base della sua esistenza e della sua poetica: omosessualità repressa o sfogata nella violenza delle risse nel paese natio; poi assorbita fisicamente nel mondo americano.

In fondo è stata proprio “la soddisfazione del desiderio sessuale omofilo” a fare di lui uno scrittore di fama grazie al racconto Il poeta russo preferisce i grandi negri, rivoluzionario e anti borghese.

Eduard Limonov, scrittore, poeta, giornalista e uomo politico “sovversivo a prescindere” è morto il 17 marzo di quest’anno a Mosca; non è morto di Covid.

Limonov ha amato la celebrità.

Mentre scrivevo, ascoltavo qualche brano di Andrew Lloyd Webber tratto da Jesus Christ Superstar: un’epopea giovanile, che segna il passaggio dal sogno alla realtà; pensavo che di una simile epopea giovanile racconti Limonov.

3 Replies to “Diario di un fallito”

  1. Ottima analisi di “Diario di un fallito”.
    In Francia, il libro si chiama “Journal d’un raté”. È stato pubblicato nel 1982.
    È il secondo libro pubblicato da Limonov dopo “Il poeta russo preferisce i grandi negri”, il cui titolo originale in russo è “Это я, Эдичка” (“Sono Io, Edichka”. Traduzione inglese del libro: “It’s Me, Eddie”. In Francia : “Le poète russe préfère les grands nègres”)
    Molte informazioni qui:
    http://www.tout-sur-limonov.fr/
    E una traduzione parziale di questa pagina in italiano, qui:
    http://www.tout-sur-limonov.fr/414521107

  2. Mi fa molto piacere vedere condivise le impressioni avute; voglio sottolineare l’interesse che suscita lo scrittore e poeta.
    Grazie,
    Pietro De Santis

    1. Proprio così Pietro, la figura di Limonov è assolutamente affascinante. E in qualche modo, unico nel suo genere.
      Alla ricerca di informazioni su di lui, scopriamo sempre cose nuove.
      Il libro di Carrère alla fine contiene pochissimo ed è spesso distorto. Eduard Limonov ha detto, inoltre, di non essersi riconosciuto nel libro.

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