Terra Alta

Terra Alta

Javier Cercas è scrittore e giornalista. La sua opera, principalmente narrativa, utilizza gli strumenti della cronaca e del saggio, insieme con l’invenzione. Il romanzo che lo ha consacrato autore di livello mondiale è Soldati di Salamina, dedicato alla Guerra Civile spagnola. Alcuni membri della sua famiglia, incluso il padre, erano falangisti; ciononostante – e nonostante i forti legami famigliari che traspaiono nei suoi romanzi – Cercas ha costruito una propria opinione sulla vicenda storica sviluppando il tentativo, tuttora in corso, di recuperare il buono delle due fazioni in lotta segnalando, nel contempo, il cattivo a prescindere dalla particolare scelta politica. In queste analisi dei fatti, condotte in stile giornalistico, emerge l’essere umano nella sua interezza di soggetto fragile, coraggioso o vile.

Il romanzo Soldados de Salamina ha ricevuto critiche eccellenti in tutto il mondo da autori del calibro di Mario Vargas Llosa, John Maxwell Coetzee, Doris Lessing, Susan Sontag e George Steiner; io ne ho sentito parlare “di persona personalmente” da Melania Mazzucco.

In questo Terra Alta, si mescolano tre differenti trame: la vicenda del protagonista Melchor Marin, si unisce alla trama dei Miserabili – libro della sua vita –, e si intreccia con un’indagine poliziesca intorno ad un omicidio; e a due episodi della Guerra Civile – collegati alla battaglia dell’Ebro – nei quali, al rispetto che un battaglione di falangisti riserva al coraggio e all’umanità di un piccolo gruppo sparuto di combattenti comunisti, fa da contraltare la mancanza di umanità e di coraggio di un singolo falangista assassino che, successivamente diventato imprenditore di successo, è vittima dell’omicidio efferato, di cui il brillantissimo poliziotto Melchor si occupa.

Nelle pagine del libro si delinea l’immagine di un’umanità dignitosa pur se fragile; oppure ignobile anche se, all’apparenza, sicura di sé: fanno da spartiacque, tra le due posizioni, l’avidità e l’avarizia. Per avidità e avarizia, qualche essere umano si arroga il diritto di uccidere; tuttavia la sofferenza che ne deriva è per tutti.

In questo anno 2021 ricorrono svariati centenari: i settecento anni dalla morte del sommo Dante; i duecento anni da quella di Napoleone Bonaparte… uno, un po’ meno clamoroso, è la ricorrenza della pubblicazione di Psicologia delle masse e analisi dell’io (Sigmund Freud, 1921).

Cosa c’entra questo con il libro di Cercas?

Si sa che la psicoanalisi freudiana stabilisce il primato della pulsione di morte sulla pulsione di vita, Thanatos sopra Eros. Stando così le cose non avrebbe senso, per Cercas né per nessun altro, individuare un colpevole, oppure stabilire una verità che, semplicemente, non esiste… infatti sarebbe una specie di legge della natura, la responsabile ad armare qualcuno contro qualcun altro, per un semplice incontro di fatti concomitanti: è colpa del Fato avrebbero detto gli antichi.

Qualche ricercatore insoddisfatto propone altri meccanismi – egualmente ciechi, ovvero inconsci –; uno, in particolare, sembra interessante: il meccanismo della pseudo speciazione proposto da Romano Madèra.

Di cosa si tratta?

Il filosofo rileva come, tra tutti gli esseri del mondo animale, solo l’uomo uccida indiscriminatamente i propri simili, al di fuori di ogni rituale (forse); mentre per tutti sembra consentita l’uccisione di individui di specie diversa. Egli immagina, perciò, che nella mente – del singolo oppure della massa – avvenga un processo inconsapevole di “disumanizzazzione” dell’altro, sia un singolo o un gruppo, ritenuto avverso attraverso la svalutazione delle qualità o la negazione di qualche caratteristica umana. Perciò questi non verrebbero più riconosciuti far parte della stessa specie – umana – ma immaginati appartenere in una pseudo specie inferiore. Tale meccanismo inconscio renderebbe neutri i gesti violenti, così frequenti nella nostra società, alla coscienza di chi li compie o vi assiste indifferente.

La ricerca di Javier Cercas è simile a quella di Madèra: egli indaga sui motivi che portano alla scelta di un gesto violento, al posto di uno generoso. Essa lo porta, però – e me con lui – al risultato opposto: la disumanizzazione o pseudo speciazione avviene in chi uccide; la perdita della natura umana riguarda l’assassino e non la vittima; riporta l’essere umano violento all’autentica speciazione arcaica – che risale a settantamila anni or sono – periodo in cui esistevano più specie umanoidi.

Certo tutto è discutibile ma, nella pseudo lotta tra il bene e il male, prevale sempre il male: il male è pubblico; il bene può essere solo privato e può essere raggiunto attraverso una ricerca che può essere solo personale.

Secondo Cercas la presa di coscienza può avvenire, e almeno in parte avviene, attraverso lo strumento della letteratura e in virtù della presenza di un maestro che osserva, indica, indirizza. Così accade per Melchor protagonista del libro; così è avvenuto personalmente allo scrittore stesso.

Così accade, spero, per molti, inclusi alcuni di noi che, per il poco di bene immaginato, ringraziano psicoanalisi, cultura e arte.

 

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