Ricordar m’è dolce
maratona di teatro e musica nel ricordo di Sandro Gindro
Prima di parlare di questa bella rassegna, che si è svolta a Roma nel Teatro Santa Chiara dalle 17.00 di giovedì 24 maggio alle 2.00 di venerdì 25 maggio, è doveroso riconoscere ad Oberdan Cesanelli, autore, regista ed attore, l’idea originale della fortunatissima maratona di letture denominata “Asino chi non legge” che ha realizzato con l’aiuto della Compagnia delle Rane di Morrovalle (MC), alla quale mi sono ispirato.
Il ricordo di Sandro Gindro è per noi indelebile e si distende insieme a quello dei grandi della cultura; ma inoltre occupa un luogo privilegiato nella categoria degli amori intensamente vissuti: apparse nella nostra vita e la modificò. Si spense in un pomeriggio di maggio, poco prima del tramonto, mentre tutt’intorno un giardino rigoglioso manteneva la promessa del trionfo dei fiori, soprattutto rose, sotto un cielo azzurro e terso che lo accolse nell’improvvisa esplosione della sinfonia Jupiter o della Messa in do minore di Mozart, ma non so più.
La manifestazione di quest’anno è nata con il preziosissimo aiuto programmatico ed organizzativo di Pamela Villoresi – nostra amica da più di venticinque anni – che ha coinvolto attori, autori e registi di grande spessore artistico; e con la partecipazione di associazioni e musicisti con i quali collaboriamo da sempre.
Riporto l’elenco degli attori-lettori, in ordine di apparizione:
Pamela Villoresi, David Sebasti, Carlotta Maria Rondana, Mattia e Leonardo Sbragia, Angelo Longoni, Eleonora Ivone, Omero Antonutti, Gloria de Sapio, Maurizio Repetti, Giuseppe Manfridi, Clara Galante, Daniela Poggi, Massimiliano Franciosa, Maurizio Panici, Silvia Budri, Gigi Diberti, Romina Mondello, Giulia Weber, Pino Strabioli, Riccardo Caporossi, Vincenzo Preziosa, gli Allievi della Stage Academy, Martina Carpi, Susanna Marcomeni, Elisabetta Valgoi, Emilio Bonucci, Roberto Bisacco, Francesca Benedetti;
quello degli attori-cantanti, in ordine di apparizione:
Marta Vulpi (soprano), Evelina Meghnagi, Tosca, Massimo Venturiello, Leandro Amato;
l’elenco dei fortunati lettori del pubblico, in ordine di apparizione: Tullia Ranieri, Alfredo Levantesi, Franco Bonsignori;
i musicisti del quartetto di musica classica: Luciano Bellini (pianoforte), Marco Fiorini (violino), Antonino Serratore (clarinetto), Francesco Sorrentino (violoncello);
i musicisti Jazz: Clizia Aloisi (canto), Carlo Battisti (batteria), Guido Giacomini (contrabbasso), Francesco Pezzella (voce e canto), Corrado Severi Silvestrini (pianoforte), Luca Velotti (sassofono), Pamela Villoresi (voce e canto).
Francesco Pezzella ha anche accompagnato al pianoforte alcuni attori durante tutto lo sviluppo della serata.
Noi apprezziamo la maratona di letture, lo vogliamo ribadire, per due validi motivi: il confronto delle scelte e delle interpretazioni è un elemento catalizzatore straordinario; la piacevole libertà concessa – di entrare, uscire, gironzolare – è il consenso a costruire un proprio programma di sala, come un direttore artistico. Esprimendo un forte apprezzamento per la manifestazione (di cui, per altro, eravamo gli organizzatori), ma non potendo parlare di ogni singolo interprete, ci vogliamo soffermare su coloro che ci hanno restituito i testi gindriani – teatrali, scientifici o musicali a noi già ben noti – in una versione irraggiungibile nella nostra lettura autonoma.
Pamela Villoresi ha letto qualche pagina di “Senza titolo 1”, interpretando l’io narrante di un bambino abbandonato dalla madre naturale, adottato da una famiglia povera e infine internato in una sorta di riformatorio-manicomio nella Torino operaia degli anni ’50: grazia alla straordinaria capacità di modulare timbri vocali e accenti emotivi ha affollato lo spazio scenico di personaggi tangibili.
Gloria de Sapio proponeva il monologo della puttana da “La puttana e il marinaio”: forza e delicatezza, estraniamento e desiderio, davano vita ad un mondo sospeso al di sopra del vivere quotidiano. Bisogna spiegare che Sandro Gindro attribuiva alla figura della puttana, in generale, un valore sociale straordinario per l’acquisizione di una libertà sessuale, magari solo fantasticata, ma esonerata dalla pesantezza di ruoli uniformati (“Maria batteva nel parco”, ha cantato Leandro Amato).
Pino Strabioli è stato uno straordinario, stralunato Amante n.1 in “L’ascensore si ferma al piano di sotto”, motivato dalla logica celodurista di piccolo imprenditore della bassa padana, nel sentirsi autorizzato ad affermare qualsiasi corbelleria.
I brani che ho apprezzato in assoluto sono tre discorsi teorici: “La teoria della gelosia”, dalla “Diagnosi e la persona”, recitato in gruppo dagli Allievi della Stage Academy; “La follia”, recitato da Elisabetta Valgoi; “Osservazioni frammentarie e psicoanalitiche su di una composizione musicale” interpretato da Francesca Benedetti. Li ho apprezzati proprio per questo: tra le mani di Elisabetta Valgoi, di Francesca Benedetti e di Patrick Rossi Gastaldi, Maestro della Stage Academy, quelle teorie (scritte in una prosa notevolmente chiara e scorrevole) sono diventate teatro senza perdere nulla della propria scientificità.
Nelle parole della Valgoi risuonavano gli echi delle sofferenze inumane patite dai poveri malati – respinti e mal curati – e le banalità contenute nei luoghi comuni sulla follia si sbriciolavano nell’arrembante sua interpretazione: confesso di aver pianto. Nell’allegra e sonora interpretazione di Francesca Benedetti faceva capolino un Gindro disteso su di un tappeto e, oscillante e un po’ ubriaco, centrare quasi del tutto la tazza del water per fare pipì mentre, in testa, intervalli di terza minore e ricordi d’infanzia preparavano la strada ad una originalissima lettura dell’Edipo. L’ammiccante compagnia dei nove ragazzi recitava l’invidia sessuale e la gelosia tra maschi e femmine con quelle esitazioni e quegli sguardi degni di un testo shakespeariano: complimenti al regista (Patrick Rossi Gastaldi).
Parlerei ancora un po’ dei concerti. Quello classico è stato semplicemente bellissimo, per la costruzione e per l’esecuzione. Voglio apprezzare in particolare la lettura che Luciano Bellini ha dato, insieme a Francesco Sorrentino, della “Parafrasi sulla suite” per pianoforte e violoncello, ironica e modernissima (così come Gindro avrebbe desiderato, sostengo io) con un primo movimento dall’atmosfera jazzistica trascinante; nonché delle tre meditazioni per quartetto anomalo, difficilissime, eseguite con precisione ed espressione. Abbiamo apprezzato la morbidezza del violoncello ed il virtuosismo costruttivo del clarinetto, la sicurezza ed il calore del violino e la pregevole capacità interpretativa del pianoforte.
Notevole il concerto jazz, penalizzato dall’orario ormai notturno, che ha mostrato l’amalgama del gruppo e la scioltezza dei singoli interpreti. I brani proposti erano elaborazioni jazzistiche di temi melodici di Sandro Gindro (il lavoro di adattamento è stato fatto da Corrado Severi Silvestrini).
pietro de santis