La grande magia
di Eduardo De Filippo
In un albergo di villeggiatura, una coppia di coniugi è oggetto dei pettegolezzi degli altri ospiti: Calogero Di Spelta manifesta una gelosia cieca ed ossessiva nei confronti della giovane moglie Marta, donna molto bella, che – a dispetto delle apparenze – realmente intrattiene una relazione extraconiugale.Nell’albergo si esibisce il mago Marvuglia, artista dallo scarso carisma: a lui si rivolge Marta e lo corrompe per organizzare il trucco della “sparizione” con lei protagonista. In questo modo entrambi avranno il loro momento di ebbrezza: Marvuglia potrà finalmente compiere una “grande magia” – facendola scomparire e poi riapparire a distanza di tempo – davanti agli occhi stupefatti del pubblico; la donna avrà il tempo di appartarsi con il proprio innamorato. Ma la vicenda prende un’altra piega: Marta fugge con l’amante e non riappare più.
Costretto ad inventarsi una scusa, Marvuglia racconta un’ingarbugliata storia secondo la quale la mancata riapparizione della donna è causata dai pensieri ostili di Calogero: Marta perciò si troverebbe imprigionata in una scatola, e potrebbe riapparire solo nel momento in cui il marito fosse sinceramente e profondamente convinto della sua onestà. Ma se la scatola verrà aperta nella incredulità, la donna scomparirà per sempre.
Confuso e sconvolto, Calogero non si separa più dalla scatola, per non rischiare di perdere per sempre la moglie: in un unico momento di lucidità si presenta a casa di Marvuglia con un brigadiere della polizia. Ma il mago fornisce al poliziotto la prova della fuga di Marta insieme con l’amante: neanche il poliziotto, per colpevole omertà, svela l’inganno. Per Calogero è la fine: controllato dal mago, vive nella convinzione di essere sempre nell’albergo, e che il tempo trascorso sia solo un’incredibile estensione di un unico istante: esso riprenderà a scorrere non appena la moglie uscirà dalla scatola.
Quattro anni più tardi Marta, abbandonata dall’amante, scongiura Marvuglia di annunciare la conclusione dell’esperimento e farla “riapparire”, allo scopo di poter tornare dal marito. Calogero, prigioniero di un’illusione e della una speranza di essere amato, non la vuole riconoscere: se quella donna fosse Marta, tutto quanto accaduto assumerebbe l’inequivocabile significato del tradimento. Meglio continuare a credere ad un inganno presente – e in una donna fedele e innamorata – piuttosto che accettare un inganno passato compiuto da una donna infedele e priva di amore.
Il tema dell’opera non è originale perché ricalca, in maniera sostanziale, l’idea pirandelliana rappresentata nell’Enrico IV: la follia come una scelta di vita. In Eduardo e in Pirandello, al tema della gelosia che ottunde la ragione si oppone quello della ricerca di un’identità, attraverso l’amore: amo, sono riamato, dunque esisto.
In entrambi i drammi non vengono messe in dubbio le realtà dei fatti, piuttosto la realtà dell’esistenza: lo stesso tema viene si manifesta e viene affrontato quotidianamente attraverso i sempre più diffusi stati ansiosi e le crisi di panico.
Se Calogero Di Spelta provoca il sorriso, in quanto ossessivamente geloso, invece si erge ad eroe tragico quando accetta di prestar fede al sortilegio che, per quanto inverosimile, giustifica la sua identità e gli assicura un ruolo sociale con i relativi sentimenti (magari di pena) a lui indirizzati. Il mio maestro Sandro ammoniva che non bisogna mai ridere dinanzi a due sentimenti: la paura e l’amore…
L’impianto drammaturgico, ci sembra peccare di originalità: solo in alcune scene – come l’invenzione della “moglie in scatola” – si presenta libero da schemi il genio di Eduardo, mentre in generale il testo ricalca argomentazioni di altri o proprie ma meglio espresse altrove. Tuttavia la scrittura è scorrevole e non si assiste mai ad inutili forzature logiche, proposte spesso anche da autori di grido, che costringono gli spettatori a distrarsi o accettare a propria volta il ruolo dei Calogero Di Spelta.
Gli interpreti sono tutti molto bravi, anche nella convenzionalità riservata ad alcuni personaggi: Marta; l’amante; il brigadiere di polizia… Straordinaria è la voce di Luca De Filippo che evoca fortemente Eduardo (ma la gestualità, pur fluida, non è di pari efficacia).
Regia di Luca De Filippo; scene (semplici e all’antica) e costumi di Raimonda Gaetani; luci di Stefano Stacchini.
Interpreti: Luca De Filippo, Massimo De Matteo, Nicola Di Pinto e Carolina Rosi; con (in ordine alfabetico): Giovanni Allocca, Carmen Annibale, Gianni Cannavacciuolo, Alessandra D’Ambrosio, Antonio D’Avino , Paola Fulciniti, Lydia Giordano, Daniele Marino, Giulia Pica.
Produzione del Teatro Stabile dell’Umbria, Elledieffe – Compagnia di Teatro di Luca De Filippo
pietro de santis