La religione dei romani
Saggio, 2001
318 pp. Euro 25,00
Autore: Jörg Rüpke
Casa editrice: Einaudi, 2004
Traduzione: Umberto Gandini
ISBN 88-06-16586-0
A Roma religione, politica e vita quotidiana hanno sempre avuto un legame fortissimo, quasi imprescindibile.
Rapporti di parentela, di potere fra sessi e gruppi sociali trovavano sostanza ed espressione nei ruoli e nei rituali religiosi. Il senato, per esempio, si riuniva sempre in uno spazio sacralmente definito e dava inizio ad ogni riunione con un sacrificio; magistrati e uomini d’alto rango porgevano offerte e chiedevano auspici costantemente, in particolar modo alla vigilia di avvenimenti importanti; ogni categoria sociale o mestiere – dai panettieri ai marinai, dai soldati agli artigiani – individuava delle divinità protettrici, in nome delle quali si creava una sorta di associazionismo ‘cultuale’.Per questo motivo, la dimensione religiosa costituisce evidentemente un fattore essenziale per comprendere storicamente e culturalmente l’ascesa di Roma a capitale dell’Impero e la complessa natura della società del tempo.
Ma l’apparente predominanza della dimensione collettiva della religione non deve ingannare: c’era infatti ampio spazio per la religiosità individuale. La religione interveniva nel comportamento personale e nella morale e regolava la vita privata del singolo in ogni piccola sfumatura,dal ciclo della vita (“La nascita era accompagnata da riti di scongiuro e di cacciata degli spiriti maligni nel corso dei quali si girava intorno alla casa facendo chiasso. Il neonato veniva deposto per terra: se il padre lo sollevava, il suo gesto equivaleva ad un riconoscimento della paternità. …si imbandiva una tavola per Giunone Lucina fino al giorno del conferimento del nome al neonato … sembra che ai maschi il nome fosse imposto al nono giorno, alle femmine all’ottavo”) alle vicende quotidiane.
Tuttavia, conoscere approfonditamente la religione romana è assai difficile, perché non esisteva un vero e proprio insegnamento metodico, al contrario era una cosa che si apprendeva con la partecipazione diretta. Questo significa che siamo di fronte ad una sapere religioso tradizionale trasmesso oralmente, e di conseguenza, estremamente instabile e continuamente compromesso e adattato a situazioni sempre nuove.
Jörg Rüpke, docente di Religioni comparate all’Università di Erfurt, si fa interprete di una questione storiografica che spesso non è stata adeguatamente centralizzata: quella della religione e delle metafisiche sviluppatesi nel lungo arco dell’Impero Romano, dalle origini al trionfo della spiritualità cristiana.
Egli invita a studiare il problema della religiosità romana scientificamente dando il giusto valore al fattore politico, per fare chiarezza e non incorrere in fraintendimenti che nel corso dei secoli hanno dato vita a fascismi spirituali e i rigurgiti di orgoglio italico.
Tuttavia, ancora molti misteri si stendono sulla metafisica composita e multicolore di Roma, che ha accolto assieme tutte le tendenze spirituali e religiose allora conosciute, dalla misteriosofia greca alle correnti di pensiero orientali fino ad arrivare al culto cristiano. Il pantheon romano è sempre stato molto fluido e ha accolto accanto al gruppo delle grandi divinità, dei sempre nuovi o per importazione o per neoformazione.
Tra la moltitudine di studiosi che rifiuta di guardare direttamente in quell’”ombelico del mondo” ambiguo e multipolare che è l’universo della romanità spirituale, Rüpke, offre una prospettiva illuminante.
Egli pone l’attenzione su alcuni nuclei fondanti della prassi religiosa romana, e da questi spiega la sacralità dell’agire e i riflessi civili che questa struttura composita e complessa esercita sulle ritualità sociali, comunicative e politiche.
Il suo linguaggio, pur non sempre scorrevole, è però preciso e chiaro, qualità che rendono il saggio fruibile anche ai “non addetti ai lavori”
Marta De Santis