Il paradosso di Plazzi
Riccardo Raccis
Noir, Italia 2004
198 pp.
Prezzo di copertina € 9
Editore: Minimum Fax, 2004
ISBN 88-7521-006-3
“Ognuno di noi è idiota per 5 minuti al giorno. Ricordarsi di non progettare un omicidio in quei 5 minuti.”
Oscar Plazzi, ex bambino prodigio e geniale programmatore della Vox International di Firenze, stanco di vedersi rubare il lavoro di una vita, architetta un delitto perfetto ai danni del suo capo, Leonardo Palmieri. Il piano è assolutamente impeccabile, ma poco prima di poterlo mettere in atto accade qualcosa di imprevedibile. Qualcuno lo ha anticipato, e Oscar, trovato dalla polizia sul luogo del delitto, rischia di essere incolpato. Il paradosso sta proprio in questo: doversi scagionare dall’accusa di un delitto che non si è compiuto, ma per l’esecuzione del quale non è stato trascurato un solo dettaglio.
Come commenta Carlo Lucarelli, curatore della prefazione, questo romanzo rientra a pieno titolo nella categoria dei noir perché Raccis ha capito “tutto quello che un noir deve fare e in più ha aggiunto tutto quello che deve fare un romanzo senza etichette di genere”.
Il paradosso propone infatti tutti gli elementi fondamentali del noir, ma anche quell’innovazione che dona verve ed originalità. C’è l’ideazione di un delitto perfetto, del quale si segue passo passo lo studio dei particolari, dalle telecamere a circuito chiuso per la città fino agli abiti da indossare per rendersi irriconoscibili.
Il lettore segue con attenzione ogni piccolo sviluppo, incastrando tassello su tassello, con il persistente dubbio che “questo potrebbe davvero essere il delitto perfetto”. Poi, senza riuscire ad alzare gli occhi dalle pagine ci si chiede se è davvero possibile che un uomo, seppure geniale, possa essere così ingegnoso da sfidare la casualità ed averla vinta. E’ possibile che nulla vada storto in un piano all’apparenza impeccabile?
La storia è raccontata con grande ritmo, ed è ricca di sorprese e colpi di scena che non lasciano fiato.
L’atmosfera è cupa e surreale, ironica nei dialoghi ricchi di metafore e modi di dire che nascondono, forse, anche quella silenziosa malinconia che affligge molti trentenni d’oggi. I personaggi, tratteggiati con vigore, sono quasi tutti sopra le righe, e posseggono un certo fascino, qualsiasi ruolo svolgano.
Bellissima la descrizione del protagonista, che prima è giovane geniale “pseudo-omicida” poi “investigatore sui generis” nell’intento di “sbrogliare la matassa”. Fallito il suo piano, Oscar si siede di fronte a se stesso e partecipa all’inusuale e suggestivo rito dell’equivoco, e l’individuazione del colpevole diventa una ricerca esistenziale ossessiva e nevrotica.
Sorprendente il finale.
Marta De Santis