Reinas

Reinas

reinas     Un film di Manuel Gómez Pereira

Teorema: come può cambiare una società cattolica, un po’ fascista, perbenista, consumistica e liberista dopo il ciclone Zapatero?
Risposta: non cambia; rimane cattolica, un po’ fascista, perbenista, consumistica e liberista.
Nella Spagna dei giorni nostri, cinque madri si recano ai matrimoni dei propri figli, organizzati in pompa magna nell’albergo specializzato; che c’è di strano? Nulla se non il fatto che si tratta di matrimoni gay.

Il film, secondo l’autore, è un “omaggio alle attrici e alle madri della cultura gay”: una è giudice e celebrerà il rito; un’altra è ben attenta che il figlio abbia scelto un buon partito; la madre ninfomane riesce ad andare a letto con il futuro genero; una, attrice, teme solo le conseguenze del salto sociale per la propria creatura; l’ultima, proprietaria degli alberghi per gay, ha ben fiutato l’affare. In realtà la storia – uno sciopero che manda in crisi le organizzazioni delle cerimonie – è un pretesto per illustrare le conseguenze paradossali e le ipocrisie di una società borghese ben felice di approfittare di ogni opportunità.

La commedia è divertente e piena d’ironia; gioca – o meglio specula – sui soliti luoghi comuni dell’eterosessualità e dell’essere  checche o lesbiche: la rivoluzione di marzo, successiva alle bombe di Madrid, ha aperto un nuovo filone economico, ben rappresentato dai problemi di gestione degli alberghi gay. Quale travestito, che per tutta la vita ha desiderato di essere Marilyn (in coro Monroe), non vorrebbe coronare il sogno d’amore arrivando in una limousine tutta rosa nel grande albergo, per sposare l’uomo della vita?
È chiaro come nel film l’arguto regista evidenzi due fatti salienti: che il matrimonio rappresenti ormai l’unico vero grande rito sociale globalizzato e che la società famigliare globalizzata diviene sempre più matriarcale. Se nella famiglia, fino ad ora, i padri non erano che comparse, ora sono completamente scomparsi.

Diverte l’idea che il consumismo, tanto criticato dalle sinistre ben pensanti, nei matrimoni gay sia presentato come un progresso civile; ma diverte altrettanto l’idea che il rito matrimoniale che fonda la famiglia, tanto difeso dalle destre ben pensanti, sia disprezzato essenzialmente per il problema di dove vada –  o non vada – infilato un pene.
Un breve commento finale ad un film gaio e irriverente: non si creda che questa storia parli di omosessualità.

sandraantonetti

 

 

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