Il sogno della famiglia
Un commento al libro I segreti delle madri di Melita Cavallo
Dodici storie familiari, vere e appassionate, che hanno al centro una verità non detta, custodita nel silenzio da una madre. Le persone mentono con grande disinvoltura e, spesso, in maniera convincente, perché ritengono che coprire la verità produca un vantaggio. Se questo probabilmente è vero nel breve periodo, il custodire a lungo la menzogna – quando ha trovato spazio nella dimensione più intima dei rapporti familiari – è faticoso, a volte impossibile. Per i motivi più disparati, spesso il velo di menzogne si squarcia e le conseguenze rischiano di essere irreparabili. Custodi delle verità famigliari sono spesso le madri: per paura, per debolezza, più raramente con le migliori intenzioni o in buona fede, la donna si illude di salvaguardare la propria famiglia continuando a mantenere un segreto. Quasi sempre questo si rivela un errore.
Melita Cavallo, è stata presidente del Tribunale per i Minori di Roma fino alla fine del 2015. Ex professoressa passata a lavorare nei Tribunali per i Minorenni delle principali città italiane (Milano e Napoli), per diversi anni presidente della Commissione per le adozioni internazionali, è tuttora in attività, se è vero che ha firmato negli ultimi giorni della sua carriera, quella che è stata definita da tutti i media una “sentenza storica”, in quanto ha riconosciuto l’adozione di casi particolari (prevista dall’articolo 44 della legge 184/1983) a una coppia di uomini che aveva ha avuto un bimbo in Canada tramite la maternità surrogata. Pluripremiata in Italia e all’estero per l’impegno in difesa dei bambini, nel 2012 ha ricevuto il riconoscimento della Légion d’Honneur dal Presidente della Repubblica Francese.
Esiste il sogno della famiglia eccolo: la famiglia è uno spettacolo teatrale o cinematografico, che va in scena quotidianamente; se il numero delle repliche è sufficientemente elevato, allora lo spettacolo è buono. I personaggi principali portano i nomi di: padre madre primo figlio o figlia secondo figlio o figlia figlio unico… Ci sono anche personaggi (generalmente) secondari: nonni zii cugini amici di famiglia…
Vi sono due capicomici: uno formale o amministrativo, il padre; l’altro sostanziale ed autentico, la madre.
Negli ultimi quaranta anni, in Italia, la figura del primo capocomico è andata via via perdendo importanza; anzi, in alcuni casi è stata definitivamente abolita, non senza qualche perdita di spessore per lo spettacolo… però, in questi ultimi quaranta anni sono entrati nella compagnia alcuni personaggi nuovi, di una certa importanza: lo psicologo, il giudice, l’assistente sociale.
In ogni spettacolo di qualità si propone almeno un piccolo (grande) colpo di scena: un segreto! Se non vi sia (almeno) un segreto oppure se il segreto sia troppo ovvio, lo spettacolo diviene noioso, decade, ridotto a modesta espressione filodrammatica di provincia…
Non si tratta di un ridicolo paradosso: esistono spettacoli di questo spettacolo, che vanno in onda per decine d’anni, appassionando milioni di telespettatori e prendono il nome di Beautiful o Il Segreto per l’appunto… Qui entriamo nel mondo descritto dalla Cavallo: il segreto: in una famiglia che si rispetti deve esserci un segreto! E deve essere un segreto tanto grave (o così presunto, per non offendere democraticamente le sensibilità di alcuni) da poter interrompere lo spettacolo ed abolirne definitivamente le repliche…
E, dice bene la Cavallo, è importante che il segreto venga svelato: alla lunga, la comunicazione della verità suona come soluzione consona alla prosecuzione dello spettacolo.
Se non venisse svelato mai, scivoleremmo nella situazione surreale di Aspettando Godot commedia drammatica, sopportabile per poco, poi a rischio di implosione.
Se venisse svelato troppo in fretta, paleserebbe una drammaturgia banale, insignificante, senza successo, e porterebbe in ogni caso all’abolizione delle repliche.
E poi, il segreto deve essere svelato solo ad alcuni, non a tutti, per non scivolare nelle due condizioni di cui sopra. Non deve essere svelato ai personaggi dei figli, per esempio, che perderebbero di autenticità sentendosi estraniati ed espropriati del desiderio di contribuire allo spettacolo. A meno che il segreto non riguardi proprio i figli che, in tal caso, esprimono il diritto di esibire il sentimento dell’espropriazione comunque e contro ogni ragionevole dubbio.
Insomma le madri debbono custodire un segreto, il quale segreto deve essere rivelato a pochi: questa è la condizione per la buona riuscita dello spettacolo che si chiama famiglia.
Ah, già! Ma perché le madri… e il segreto dei padri? Il segreto dei padri non esiste ma, qualora esistesse, creerebbe biasimi di pruderie da avanspettacolo: le solite molestie o, peggio, il commercio con le sgualdrine.
Perché divenga dramma serio, oppure commedia morale, è necessario che anche l’eventuale segreto dei padri sia trasferito alle madri e loro ne divengano custodi: replica (o aggiornamento) delle antiche falloforie. (pietrodesantis)