Echi dal trentuno marzo, martedì
Nella giornata odierna si sono associati – per me – tre fatti distinti, non proprio convergenti. Ho iniziato a leggere il libro di Emanuel Carrière “Limonov”, a quindici giorni esatti dalla scomparsa del personaggio al quale è dedicato: lo scrittore dissidente Eduard Savenko, in arte Limonov, parola traducibile in limoni, nel gergo della malavita russa bombe a mano. La scomparsa è avvenuta due settimane fa, precisamente martedì 17 marzo 2020, a causa di una malattia non virale.
Leggevo al sole, pedalando sulla cyclette, nel vento del mio terrazzo romano.
Dai notiziari del rito pomeridiano poi ho appreso il raggiungimento del “picco” dell’epidemia. Il picco, nel gergo della divulgazione scientifica, starebbe a designare il massimo valore del numero di contagiati, raggiungibile (e raggiunto) in un singolo intervallo di tempo: cioè la somma dei malati, dei guariti e dei deceduti nella singola giornata di ieri era “stabilmente minore” di quelle calcolate nei giorni precedenti; avremmo oltrepassato la cresta dell’onda più alta possibile per questa epidemia. Da domani, se tutto andrà bene, nel nostro paese il “numero” dovrà necessariamente diminuire.
Una settimana fa è stato celebrato il compleanno di Anna Maria Mazzini, in arte “Mina”. Mina e Limonov, non hanno niente a che fare tra loro e con il virus a parte la relazione di contemporaneità e la capacità di “contagiare” richiamata dagli pseudonimi esplosivi; “ma però” – direbbe Aldo Palazzeschi – la mia mente li collega percorrendo un sentiero contorto.
Il fatto di avere iniziato a leggere “Limonov”, al sole, sul terrazzo di casa, nello stesso giorno in cui si è raggiunto il “picco” non ha coinvolto il flusso dei pensieri coscienti, ma per l’inconscio non metterei la mano sul fuoco perché da giorni controllo le statistiche: forse ho iniziato il libro a distanza di una “quarantena” dalla scomparsa del protagonista.
Invece è perfettamente consapevole l’aver messo in relazione il picco del contagio e il compleanno della cantante: bizzarro sì, casuale no. Il pensiero si lega con un ricordo infantile: guardavo in televisione questa bella donna all’apparenza aggressiva e sicura di sé; sfacciata con i maschi. La sua vitalità e la sua sicurezza mi contagiavano ma soffrivo, convinto della sua dannazione eterna: sarebbe certamente finita nelle fiamme dell’inferno a causa dell’evidente condotta immorale.
“Pietrino” operava verso la cantante un “transfert” di sentimenti inconsapevolmente orientati altrove, nel mondo reale. Nella prima infanzia non si dispone di una simile spiegazione, perciò prima di dormire pregavo per la salvezza della sua anima. Si trattava di una preghiera ipocrita perché, se la sua anima si fosse salvata, avrei perduto qualsiasi interesse.
Un medesimo concetto di ipocrisia si applica nei confronti di Limonov: scrittore d’avanguardia, spregiudicato personaggio pubblico, interessava perché la sua dannazione premeva contro l’avido buon senso della nuova borghesia russa e faceva da parafulmine all’avido buon senso della vecchia borghesia comunista. Un groviglio di contraddizioni.
In tutto ciò che c’entra il picco? Il picco della “gaussiana” è il massimo valore raggiunto dalla distribuzione “normale” delle probabilità del contagio. La parola “normale” fa riferimento alla “norma”, la legge. Ogni gruppo di eventi singoli, che si presentano in grande quantità, ha l’accortezza di disporsi nel tempo assumendo un andamento a campana: all’inizio la curva cresce lentamente perché i numeri sono piccoli; poi si innalza sempre più rapidamente; infine si tranquillizza, oltrepassa il picco e finisce nel tempo calando, ma trascina pochi numeri residui molto, molto a lungo. Prestare attenzione!
La distribuzione normale racconta sempre la cosa giusta e governa i fatti del mondo; per lo meno il mondo il nostro (e forse ogni mondo possibile). Perché è così? Questioni di logica, si risponderebbe. Di quale logica? Quella di Aristotele. Ma se l’ha inventata lui – questa logica – più di duemila anni fa, perché dovrebbe funzionare ancora? Perché Aristotele non ha inventato la logica, l’ha desunta osservando i fatti della vita. Si tratterebbe di una legge della natura. Una legge della natura potrebbe rappresentare la volontà divina?
Quando ero bambino pregavo il buon Dio, il buon Gesù e la Vergine Maria di convertire Mina, salvarla dalle tentazioni e dalle fiamme dell’inferno. Dal 17 marzo 2020 la Regione Lazio ha introdotto le misure di contenimento restrittive e, da quella data, tutte le sere ho pregato la buona distribuzione normale di rivelare il picco pensando ipocritamente alla salute di tutti e, più ragionevolmente, in un futuro meno drammatico. La distribuzione gaussiana come il buon Gesù.
Venerdì 27 marzo 2020 Papa Francesco ha recitato ed interpretato per tutti una moderna Via Crucis in mondovisione, solo soletto: teatralmente è stato efficace. Anche in virtù di quella preghiera, la distribuzione gaussiana si è affrettata a raggiungere il picco? Sono certo che qualcuno in Italia lo pensi.
Richard Feynman – premio Nobel per la fisica nel 1965 – concludeva le sue lezioni sulla teoria dei “gravitoni”, le immaginate particelle ondulatorie gravitazionali, raccontando che dal milleseicento ad oggi non sia cambiato molto perché se ora pretendiamo che i gravitoni sorreggano la terra nel suo moto celeste, allora si attribuiva lo stesso identico compito agli angeli.
Picco oppure buon Dio abbiamo bisogno di credere in qualcosa.