Conseguenze evidenti della pandemia sono le fantasie paranoiche
Diciassette aprile venerdì
Il termine pandemia richiama l’idea del pandemonio: tutto (pan) il popolo (demios) ha la mente affollata da tutti (pan) i demoni (demonion). La particina iniziale “pan” evoca anche un’immagine mitologica, Pan dio delle montagne e della vita agreste: munito di corna e piedi caprini, ama boschi e sorgenti, è patrono del riposo pomeridiano – soprattutto all’aperto – durante il quale è capace d’infondere il timor ‘panico’. La pandemia induce nella mente i demoni dell’inconscio e provoca le crisi di panico. Etimologia stiracchiata, ma significato pratico autentico.
Non bisogna ritenere paranoico solo il presidente degli Stati Uniti che si scaglia contro l’oms “convinto” di essere buono – tutti i paranoici sono convinti di esserlo –; ma anche il presidente di uno Stato amico, quando svaluta i problemi dello Stato amico adiacente, perché è sicuro che lì viva un popolo di cretini. È paranoico ritenere gli altri più cretini.
Abbondano le fantasie millenaristiche che considerano prossima la fine del mondo. Le teorie scientifiche cosmologiche immaginano cicli che si concludono, ma è come scavare un buco nella spiaggia in cui si vorrebbe travasare l’oceano (lo pensava Sant’Agostino in merito al mistero divino).
I credenti – alcuni dei quali fanno riferimento alle profezie dei Maja – pur delirando, sembrano però più sani di quei non credenti che condiscono le fantasie più comuni con le proprie salse: ne sono esempi i criteri della pulizia e della clausura.
Alcune persone lavano le mani fino a spaccarle, per aver sentito in TV che bisogna farlo spesso: puliscono ripetutamente – in casa propria – ogni superficie già pulita e scartavetrano il proprio corpo con i prodotti più aggressivi, finendo nel panico per i bruciori e le lesioni.
Altri rifuggono con orrore l’aria aperta, perché vi si annida il virus, qui inteso come entità demoniaca: tengono chiuse le finestre; non si avventurano sul balcone e sul terrazzo anzi, per maggior sicurezza, chiudono le imposte e restano al buio nonostante la bellissima primavera.
Non si affacciano se non per quelle attività sociali di stampo mediatico, inizialmente interessanti ma sempre più inconsistenti ed ormai espressioni evidenti dell’angoscia.
Conquistano terreno le teorie dietrologiche, come la produzione del virus in laboratorio.
Non ne so giudicare la consistenza, ma la qualità paranoica zampilla gioiosamente: gli esseri umani chiedono aiuto alla scienza e, quando questa vacilla, propongono spiegazioni alternative quali la volontà di Dio oppure il disegno di una lobby di potere. Della volontà di Dio si è detto e non la si vuole disturbare ancora.
Il piano politico malvagio suona così: una grande nazione, per combattere l’aggressione economica di un’altra grande nazione, gli tira contro un virus. Tutti si difenderanno in ritardo, perché all’inizio si è sempre un po’ lassisti (alcuni dicono lassativi); l’effetto della bomba si dovrebbe vedere a novembre, per le importanti elezioni presidenziali.
Ancora tre fantasie paranoiche: un’amica è terrorizzata dal vaccino (a suo dire prodotto di Bill Gates!), con il quale le inietteranno un microchip per il controllo degli spostamenti! Io so, però, che i suoi spostamenti la portano dove non dovrebbe andare… Un altro, un amico importante, ritiene l’energia vitale del suo lavoro ormai consumata: è accorato e pieno di sofferenza sociale. Un paio di settimane orsono, aveva tentato di farsi largo a gomitate approfittando del virus: fu respinto con perdite. In tutti gli esempi riportati le fantasie paranoiche scaturiscono dal culto di se stessi.
Ultima, la mia fantasia. Mi ha destato un incubo: Zeno Cosini immagina che un uomo, più pazzo di altri, si arrampichi fino al centro della terra e vi ponga la bomba più potente per distruggere quest’atomo opaco del male: l’uomo più potente della terra lascerà morire migliaia dei propri elettori affinché ne muoiano milioni altrui?
Disperazione.
Un’ora di ginnastica e un’amica piena d’ironia mi hanno riportato sulla terra. Raccontava di aver concluso una fatica paranoica: la lettura integrale e noiosa del libro di una famosa scrittrice – non ne rivelo l’identità –, per verificare se davvero la sua superbia fosse uguale a quella della propria suocera; pare di sì.
Ci sono persone sane al mondo