Misericordiae
Proprio in riva al mare, c’è un paesino e una chiesetta quasi lambita dalle onde. Il paesino in questione potrebbe affacciarsi su di un mare qualunque però, per precisione, esso occupa una graziosa insenatura nel Mediterraneo.
La chiesetta, ad una sola navata e un solo altare, è dedicata a Maria Madre di Misericordia. Nel quadro, addossato alla parete, appare una Madonna vestita di rosso, il cui mantello è blu scuro, all’esterno, grigio chiaro all’interno.
Il mantello è aperto perché Maria lo sostiene allargando le braccia; riparati sotto al mantello alcuni fedeli, maschi e femmine rivolti verso di lei in ginocchio, la pregano. La testa di Maria è coronata; lo sfondo è d’oro.
Si tratta una copia, piuttosto ingenua, di un dipinto famoso del grande Piero, pittore la cui qualità artistica salvò San Sepolcro dal bombardamento. Gli abitanti del paesino non lo sanno e dicono semplicemente Madonna del grande manto, oppure Madonna Rossa. Però, l’appellativo di Madonna Rossa non si riferisce proprio al quadro, piuttosto alla statuina dorata di Maria che, dal tetto della chiesa, guarda verso il mare. Nel sole del tramonto appare rossa.
I rottami di una barca sono incollati nel cemento, tra lo scoglio e il muro esterno della chiesa.
Si dice che, proprio nel tratto di mare che si ammira dal giardino intorno alla chiesa, una barca si fosse inabissata, in una notte di novembre: notte di tempesta. La barca aveva pescato, ma non riusciva a rientrare a causa delle onde: si spezzò, forse contro uno scoglio.
Il proprietario e tre marinai furono in acqua: annaspavano contro un cielo-mare nero seppia, tra la spuma biancastra delle onde, aggrappati al salvagente. Il ragazzo nero, un mozzo imbarcato da poco, nella paura gridava Mamma! Mamma! in realtà diceva Maman! Maman! perché era nato in Senegal e urlava francese. Allungava le braccia verso la costa come se maman stesse arrivando per salvarlo da qualche pericolo di bambino, come magari sarà successo per davvero nella sua vita. Poi urlava Miriam! e gli altri pensavano volesse vedere la fidanzata o la moglie prima di affogare. Chissà se accadde davvero o sia stata un’allucinazione, ma un pezzo del relitto li raggiunse, vi si aggrappavano. Mentre quello diceva ancora Maman o Miriam il relitto sembrava trascinato e puntò verso terra quasi attratto da una luce tenue dorata, che sembrava emanata – ovvio – un poco al di sopra dello scoglio. Approdarono, esausti, sotto alla chiesina.
Il ragazzo nero aveva attraversato il mare già una volta e non provava imbarazzo: affermava che era stata Miriam, Maman a tirarli fuori dalle onde. Diceva di aver visto Maman, Miriam, con la mammella scoperta per allattare il bambino; diceva che il bambino era nero e somigliava a lui… Maman aveva fatto cenno di andare verso di lei.
Per chi voglia controllare, sul legno della barca – relitto incollato nel cemento – resta graffito Miriam, Maryam, Maria tre nomi il cui significato è identico: goccia di mare.
Questa piccola storia è stata scritta – su richiesta – per la festa della mamma. Sebbene abbia poco a che fare con la festa della mamma in senso stretto, vorrebbe coglierne il senso attraverso due parole: mamma non è madre; mamma, mammella, è ciò che salva(va) dalla morte.
Per chi non creda ai luoghi o ai fatti, c’è sempre un dipinto, sempre una chiesina, sempre una barca rotta, sempre un tratto di mare aperto…