Concerti estivi
Un mio amico, direttore d’orchestra, mi raccontava un aneddoto riferito ad Arturo Toscanini: il grande Maestro affermava che all’aperto è opportuno solo giocare a bocce. Tuttavia il mio amico, direttore d’orchestra, dirige concerti all’aperto: innanzitutto glieli propongono perché si riempiono di pubblico e poi, in ultima analisi, si tratta pur sempre di una festa; o della bella serata estiva con la presenza di tanti turisti in cerca di emozioni. Per quanto i puristi della musica possano storcere il naso, anche loro evitano la questione e alla fine partecipano perché – sempre – i luoghi prescelti per l’esecuzione gratificano gli occhi e anche la pelle per le temperature serali spesso gradevoli.Nei concerti estivi è quasi come stare nel foyer per tutta la durata del concerto: il chiacchiericcio – leggero – è tollerabile come i movimenti e gli sguardi reciproci, che scrutano gli amici e i conoscenti; l’attenzione all’esecuzione diminuisce, certo, oppure rimane proprio assente come nelle celebrazioni religiose che sono state, per tantissimi secoli, l’occasione mondana settimanale di genti ricche e povere.
Il mio amico, direttore d’orchestra, è consapevole di tutto ciò e quindi all’aperto propone – sempre – programmi molto leggeri: un concerto di bis dice lui, cioè un programma in cui vengono eseguiti brani orecchiabili, conosciuti, fischiettabili e applaudibili al momento sbagliato senza che nessuno si scandalizzi. Gli spettatori vanno per ascoltare e per farsi vedere: le donne attillatissime, abbronzatissime, profumatissime come la regina Semiramide o Cleopatra stessa; gli uomini nei freschi abiti da serata estiva, gli spezzati dai colori chiari, la cravatta abolita, i mocassini morbidi. Nelle ultime file si sta come si può: jeans e maglietta, ciabatte o scarpe da ginnastica, tanto lo spettacolo è più avanti. Il mio amico, direttore d’orchestra, aderisce perciò alla regola di Arturo Toscanini: d’estate, all’aperto, ci si diverte con la partita a bocce oppure con il piacere degli occhi, delle orecchie, della bocca e della pelle…
Però qualcuno si prende sul serio: le grandi istituzioni organizzano manifestazioni altisonanti, con grandi direttori e grandi allestimenti: anche i costi dei biglietti sono grandi. Quando i costi dei biglietti sono molto grandi allora il chiacchiericcio torna a dare fastidio, perché i programmi esguiti sono importanti e si pretende di avere un’attenzione ed un ascolto adeguati. Ecco, ciò non accade: per esempio, non è accaduto alle Terme di Caracalla in occasione dell’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven diretta da Myung-Whun Chung, il 9 luglio scorso: c’era un via vai insopportabile; le persone si muovevano troppo e parlavano troppo; le distanze dal palcoscenico – a parità di costi – potevano essere abissali e il suono arrivava come poteva, lasciando il dubbio del difetto: era l’orchestra? colpa del direttore? era il coro? oppure era proprio la sordità di Beethoven ad aver generato tanti problemini? Cercheremo di scoprirlo in un’altra occasione.
Però i grandi allestimenti estivi producono anche altri effetti di tipo culturale/direttivo/orchestrale… per colpa del grande caldo, anche riverberi di tipo politico. Così può accadere che, le grandi celebrazioni pucciniane per i cento anni dalla morte del musicista (inizate molto per tempo) possano produrre uno sconquasso: innanzitutto a causa dell’Inno a Roma che, forse, Giacomo Puccini avrebbe evitato di mettere in musica, se ne avesse previsto l’uso successivo alla sua morte. Quel tipico uso – successivo alla sua morte – un po’ furbescamente un’avvenente direttora d’orchestra si ostina a riproporre, visto che attualmente si trova dalla parte giusta della politica. Naturalmente la direttora si avvale di una posizione dominante – credo rientri nel suo stile – per tacciare di ignoranza chi non sia d’accordo con lei.
In questa sorta di assalto alla diligenza, un fatto un po’ più clamoroso – però anche più divertente per chi osserva – è accaduto a Torre del Lago: il Maestro Alberto Veronesi, figlio del famoso oncologo, per protesta contro l’allestimento e la regia dello spettacolo pucciniano, ha deciso di dirigere l’orchestra bendato, per non vedere la versione sessantottina della messa in scena, con minigonne e pugni alzati. Anche in questo caso è stato tirato in ballo il purismo della musica (c’è sempre qualche purismo da difendere): evidentemente, il librettista ha ambientato la Bohème a Parigi, nella seconda metà dell’Ottocento e non nel ’68. Vero è, che gli allestimenti il più delle volte non rispettano il contesto storico nel quale è sviluppato il libretto; però gli stessi compositori non rispecchiano il contesto storico, per le invenzioni musicali: magari utilizzano qualche citazione, ma sia per il teatro sia per il cinema essi vanno incontro al gusto dello spettatore che è il fruitore ultimo del prodotto culturale, e questo cambia nel tempo. Puccini non poteva scrivere né come Verdi né come Vivaldi…
Si potrebbero allestire grandi spettacoli senza spettatori… oppure per i cinque puristi della musica, cui si fa sempre riferimento. Per quella che è la mia esperienza posso dire di avere assistito ad un Elisir d’amore, l’opera di Gaetano Donizetti, ben cantato e ben recitato allo Sferisterio di Macearata (stagione 2018), immaginato su di una spiaggia ed un in clima di vacanze, tra chalet e gonfiabili: personalmente non mi sono sandalizzato; mi è piaciuto molto come ad altri spettatori, perciò mi sono sforzato di considerarne l’attinenza (che forse non c’era). In fondo si tratta di favole: anche la Bohème è una favola, disperata, e io vorrei vedere l’allestimento di Torre del Lago.
Comunque Alberto Veronesi è salito a dirigere sul podio bendato! Una gran parte degli spettatori non ha gradito e, io sarei stato insieme a loro: mi sarei sentito piuttosto infastidito ad assistere ad una direzione d’orchestra distratta, soprattutto visti i costi. Qualcuno ha ipotizzato che Alberto Veronesi abbia dato prova di conoscere la partitura a memoria, ma non è questo il problema: il direttore deve guardare il suo strumento, che è l’orchestra, la deve condurre; deve rispondere con gli occhi e con il corpo agli stimoli che gli arrivano e non restarsene nel suo mondo musicale come un narcisista indifferente! Sì, fossi stato tra gli spettatori mi sarei infuriato! Fossi stato uno dei professori d’orchestra mi sarei sentito preso in giro e gli avrei fatto persino qualche dispetto (non è detto che non sia avvenuto).
Rimanendo sul tema del contendere: cosa accade se regista e direttore non vanno d’accordo? Se il direttore è più potente del regista, quest’ultimo viene ricusato; e viceversa. Qui è successo qualcosa di più contorto: furbescamente, il direttore non se ne è andato, indignato, durante le prove, ma ha cercato di cogliere la palla al balzo per trasformare il fatto culturale in politico, issarsi all’onore delle cronache e togliere la scena al regista in modo di poteri dare una bella spinta alla propria carriera. D’altronde, anche lui, politicamente sta dalla parte giusta…
Comunque ho letto le interviste, le ho sentite in TV, dopo che Alberto Veronesi è stato – giustamente! – rimosso dall’incarico, al fine di evitare – a lui e gli spettatori – altre bendature nelle repliche. Ho assistito a qualche immagine della sua direzione: beh, era bendato per finta! Sbirciava, girava nervosamente le pagine della partitura con la mano sinistra e dirigeva con la destra; poi tirava su e giù la benda con la mano sinistra e rigirava le pagine, preso da una furia iconoclasta, un vero casino… E meno male che gli orchestrali vanno anche avanti da soli.
2 Replies to “Concerti estivi”
Nella Genialeconfusione hai letto e visto bene il caos dei concerti Sinfonici e Lirici all’apertoestivi:
Service Audio quasi sempre non all’altezza,
Fonici di provenienza Rock non conoscono il suono degli archi,
Potrei continuare
Ti ringrazio, Paolo