L’inganno di Amazon
Amazon è un’azienda di commercio elettronico fondata nel 1994 da Jeff Bezos a Seattle, nello stato di Washington, USA. Il fondatore immaginò il nome pensando al Rio delle Amazzoni, per evocare la portata di quel bacino idrografico enorme e rendere così il senso della propria idea: raccogliere tutti i rivoli della produzione più varia e condurli all’oceano costituito dal pubblico degli acquirenti. In quel bacino idrografico arrivano anche le macerie di ciò che viene travolto e distrutto nei territori circonstanti; pure amazon.com trascina tutte le macerie di quanto viene distrutto in termini commerciali e anche culturali.
Propro delle macerie culturali ho intenzione di parlare.
Sto scrivendo, da alcuni anni, una specie di biografia semi-romanzata di un pittore del ‘600 che amo: Guido Cagnacci. In questi anni, e sono almeno quattro, ho letto tutto ciò che è stato pubblicato – e intendo dire tutto, inclusa qualche tesi -; inoltre ho intrepreso un bel po’ di viaggi per vedere con i miei occhi tutto ciò che è visibile delle sue opere: sono stato a Roma (ci abito), a Sant’Arcangelo, Rimini, Forlì, Bologna, Venezia (dove non c’è niente nonostante i dieci anni di permanenza del pittore), Vienna (dove ho finto di voler acquistare un dipinto per 1.400.000,00 euro in una famosa casa d’aste), Montpellier (luogo dove ho scattato la foto, qui inclusa, del dipinto di Santa Mustiola)…
Di tanto in tanto verifico, attraverso lo strumento rapidissimo di internet se, per caso, non sia stato pubblicato qualcosa di nuovo; esattamente il 10 settembre mi sono accorto che sì, erano disponibili due pubblicazioni assenti dalla mia biblioteca specifica: un grande volume di Pier Giorgio Pasini, pubblicato nel 1986, che comunque avevo già letto in formato elettronico e un nuovo (!) volumetto, edito nel 2020, che invece mi era sfuggito; e li ho acquistati entrambi. Naturalmente la mia attenzione era rivolta principalmente alla publicazione più recente: Guido Cagnacci, Drawings & Paintings (Annotated) di Raya Yotova, first edition; letteralmente Disegni & dipinti (con note), prima edizione.
Allora, pare che Raya Yotova sia una saggista che – pare – abbia pubblicato un bel po’ di roba, acquistabile in Amazon per pochi euro al pezzo: Jean-Leon Gerome, Camille Pissarro, Otto Van Veen, Guido Cagnacci, Domenico Fetti, Alexandre Cabanel, Rosalba Carrera eccetera, eccetera, eccetera.
Ho iniziato immediatamente a studiare la recente pubblicazione che si compone di: un’introduzione di due cartelle; una serie di tavole a colori con didascalie; pagine bianche finali. All’occhio pare elegante. Leggendo l’introduzione ho scoperto che, a Raya Yotova, Guido Cagnacci risulta essere nato a Sant’Arcangelo di Romagna nel 1601 e morto a Vienna nel 1681!!!! Incredibile. Incredibile perche Guido Cagnacci è morto sì a Vienna, ma nel 1663: un bel po’ di documenti lo attestano, inclusa la tomba nella chiesa degli Agostiniani, dove fu tumulato. Conosco la fonte originale della falsa data di morte: si tratta di un articolo vecchio dell’Enciclopedia Treccani, risale al 1930, redatto da un critico d’arte del tempo (Bevenuto Supino) che aveva appena scoperto l’esistenza del pittore. Così ho cominciato a farmi un’idea della saggista Raya Yotova, del cui nome non sono affatto certo: anzi, credo si tratti di uno pseudonimo. Giocando con le parole, Raya significa tela in lingua spagnola e Yotova – cognome diffuso in Bulgaria – pare indichi l’ambizione: l’ambizione della tela.
Sono certo che la signora (?) in questione abbia realizzato questo libro attraverso una successione di operazioni taglia/incolla, piuttosto sbrigative e indiscriminate, delle pagine reperibili in internet alla voce Cagnacci. Allora, le risulta che: Guido Cagnacci abbia iniziato a studiare pittura sotto la supervisione di Ludovico Carracci (falso); i primi dipinti documentati sono quelli di Saludecio (falso); ha svolto attività a Ravenna (falso) ed in altre città della Romagna; godeva della protezione del vescovo Bettini (non era un vescovo). L’autrice introduce un riferimento insensato ai colori usati da Melozzo da Forlì (1438-1494) che non ebbe nulla a che fare con la cattedrale di Forlì nella quale lavorò il nostro autore; cita una fantomatica attività a Roma nel 1648; parla di amicizie con Nicolas Régnier (estimatore di Cagnacci), Francesco Furini (pittore fiorentino morto nel 1646, che copiò in fretta e furia una Maddalena penitente) e Simone Pignoni (che copiò qualcosa anche lui ma con più calma, essendo morto nel 1698) però non cita nessuno dei collaboratori di Guido; introduce la fantasmagorica figura di un transessuale che avrebbe posato per lui, poiché ignora l’esistenza di Giovanna da Serravalle e di Maddalena Fontanafredda, modelle e amanti del pittore, che vestivano da maschi per passare inosservate in ambienti generalmente vietati alle donne per bene.
Straordinaria è anche la scelta delle tavole pubblicate e delle relative didascalie: attribuisce la data di realizzazione del Maschio nudo addormemtato tra il 1630 e 1640, che è il Noé dormiente dipinto probabilmente a Venezia nel 1650; inserisce il disegno di una donna nuda che nulla ha a che fare con Cagnacci; definisce affreschi i quadroni di Forlì, dipinti ad olio su tela; anticipa di una decina di anni un Davide con la testa di Golia e segnala un altro Davide, del 1655, copia palesemente mal eseguita da un pittore secondario; attribuisce sventatamente a Cagnacci una Santa Teresa di Avila davanti al Crocefisso, non conoscendo l’estasi di Santa Teresa di Avila inserita nel dipinto straordinario dei Santi Carmelitani; inventa un’Allegoria del tempo per il dipinto di un vecchio santo (probabilmente un san Gerolamo) opera non eseguita da Cagnacci; ignora il titolo del dipinto Giacobbe tra Lia e Rachele e lo indica come Giacobbe che spella un bastone; non sa datare la straordinaria Maddalena trasportata in cielo; inserisce un Gesù e san Giovannino non attribuibile a Cagnacci; inserisce un San Sebastiano dipinto da non sappiamo chi, forse allievo di Carracci; aggiunge un suicidio di Lucrezia non di Cagnacci. Conclude la sua personale mostra con una Maria Maddalena di autore sconosciuto e uno Studio per un Sant’Arcangelo di Romagna, che potrebbe avere disegnato lei stessa per prendere in giro gli sciocchi acquirenti (come me): una vanità di fine trattatello (conosco pittori dilettanti, che si divertono a spacciare i propri disegni come antichità).
Perché me la prendo con Amazon? nell’ultima pagina del libro si legge: Printed by Amazon Italia Logistica Srl, Torrazza Piemonte Italy. “Che cosa mi vorrebbe significare?” dice il commissario Montalbano: significa che l’autore ha, opportunamente per lui, utilizzato gli strumenti offerti da Amazon.
L’autore, che forse, è italiano oppure vive in Italia, ha operato un taglia/incolla indiscriminato navigando in internet; questo l’ho già detto ma proseguo: quando il motore di ricerca gli ha offerto una serie di immagini da copiare e incollare nel proprio file, egli ha ritenuto l’intelligenza artificiale troppo intelligente (oppure i suoi futuri lettori troppo sciocchi): internet riversa insieme il grano con la pula e spetta al ricercatore separarli. Naturalmente, il truffatore preferisce spacciare la pula come grano, piuttosto che faticare per toglierla.
Perché me la prendo con Amazon? Nessun editore umano accetterebbe di pubblicare un prodotto del genere perché perderebbe la faccia, il consenso e gli incassi. Amazon è senza faccia: rifiuta le responsabilità indirette e, perciò, si dispone a certificare il falso.
Nessun editore, forse nemmeno di destra, avrebbe pubblicato il saggio del Generale Vannacci che, però, si è esposto e ci ha messo la faccia. Vorrei vedere la faccia di Raya Yotova.