Il Nipote del Negus

Il Nipote del Negus

di Andrea Camilleri, edizioni Sellerio

Andrea Camilleri è un famosissimo scrittore, tra i più letti in  Italia, divenuto anche personaggio mediatico grazie a due fenomeni della radiotelevisione: la serie televisiva sul Commissario Montalbano, girata con sapienza tecnica in una splendida Sicilia, e le imitazioni fatte da Rosario Fiorello alla radio qualche stagione or sono.

Camilleri è un omone simpatico e piuttosto vanitoso, amante della cultura e della parola scritta, dotato di un atteggiamento filosofico-morale velato di cinismo, ma apparentemente naturale, probabile eredità dalla civiltà Greco Araba.

I personaggi di Camilleri sono legati alla terra d’origine: la Sicilia, e al proprio strato sociale. Sebbene essi possano dare l’impressione di coltivare idee e fedi di qualche natura, pragmaticamente si attengono ai fatti, li osservano, li descrivono, ne traggono conclusioni valide e circoscritte.

Camilleri riporta in modo semi-consapevole nei racconti un mondo di filosofia e di filosofi, nel quale il male è un incidente e la perseveranza nel male una scelta politica.

La mafia e la politica che esulano dalla vita quotidiana dei più, anche se ne condizionano fortemente le scelte, ma quasi come fenomeni naturali: la siccità, ad esempio, contro la quale non è possibile far nulla direttamente e per questo diviene un problema culturale. Per evitarne gli aspetti più distruttivi allora si cercano espedienti: come lo scavo di invasi dove raccogliere l’acqua quando c’è; il ricorso alle cisterne; la costruzione di opere adatte a mantenere l’umidità nel terreno combattendone l’evaporazione ed ogni opera frutto di cultura e riflessione. Invece le vibrate proteste indirizzate contro la siccità difficilmente ne attenuano gli effetti.

Il patrimonio culturale rappresenta un vanto per chi è nato in quella regione: esso è formato da una cultura ricca ed antica, fortemente legata alla terra, tramandata di famiglia in famiglia; di quella cultura Camilleri è testimone e ne trasmette il senso. I suoi scritti mi lasciano pensare, spesso, alle opere dei pupi siciliani, quella sorta di commedia dell’arte nella quale i personaggi sono ben delineati e caratterizzati da un ruolo preciso, da un nome, da un abito.

Appaiono: l’ingenuo, l’ansioso, l’avaro, il vanitoso, l’arrivista, il calcolatore nei panni del poliziotto, del commerciante, del prefetto, del giudice eccetera.

Un particolare affetto Camilleri riserva alla figura del commissario, persona che conosce la gente,  si chiami Montalbano o Spera; una certa attenzione egli riserva anche alle donne, mai migliori, ma simili ai maschi per le stesse caratteristiche morali e sociali belle o brutte, a parte i corpi. Le donne di Camilleri non sono mai né inferiori né emarginate.

La storia del Nipote del Negus fornisce il pretesto per dipingere uno strato sociale in un’Italia troppo propensa alla genuflessione davanti agli uomini (e non davanti a Dio).

In breve questo è il fatto: il ministro della cultura caldeggia l’iscrizione del nipote del Negus alla scuola di arte mineraria di Vigata, perché Mussolini intende avvalersi di lui onde ottenere dallo zio vantaggiose condizioni politiche nella definizione dei confini coloniali.

La vicenda si presenta complessa per il semplice motivo che si è nel pieno dei regimi fascista e nazista e che il nipote del Negus è “negro”.

L’ironia dell’autore si sbizzarrisce tanto nella presentazione dei fatti quanto nella tecnica di narrazione che propone un susseguirsi di autentici documenti finti più o meno ufficiali, scambiati tra ministero, prefettura, polizia, vescovado, podestà, ricchi di saluti fascisti e considerazioni più o meno deliranti; ma anche presenta brevi dialoghi che sembrano spiati di nascosto dietro le imposte delle case.

La figura del nipote del Negus viene delineata dalle parole altrui, perché egli non compare mai di persona: è descritto come un ragazzo bello e nerissimo, dotato di una capacità sessuale spettacolare e di una furbizia straordinaria ed esibita, in tutta tranquillità, attraverso una disarmante ignoranza dei rigidi schemi imposti dal fascismo.

In un mondo pieno di ipocrisie due personaggi riescono a comprendere le imprese funamboliche del giovane: sono il commissario Spera e il Prefetto che, forse poco sedotti dagli straordinari piani del duce, assistono alle ricche elargizioni economiche che il ministero assicura al prezioso ospite e ne seguono la fuga in Francia insieme alla giovane e “bruttissima” amante, per altro decisamente spregiudicata, accompagnata da una lettera piena di ironia verso gli italiani ed il loro dittatore che, come è d’uopo, attribuirà la responsabilità del tradimento ai soliti sovversivi comunisti.

Il libro è agile e divertente e si presta ad una bella lettura a voce alta: illustra allegramente gli aspetti ottusi della piaggeria e mette bene in evidenza la stupidità del razzismo e del culto della personalità.

Camilleri è nato a Porto Empedocle (AG) e vive a Roma. Si è iscritto alla facoltà di lettere senza conseguire la Laurea. Si iscrisse al Partito Comuista Italiano nel 1945 e nello stesso anno cominciò a pubblicare racconti e poesie. Regista e sceneggiatore diplomato alla Scuola di Teatro Silvio D’amico, ha lavorato lungamente alla RAI in produzioni di successo. Ha ripreso appieno l’attività letteraria dalla fine degli anni ’90 trovando un enorme successo con le storie del commissario Montalbano e, ormai, con tutte le proposte. Ha 85 anni.

(pietrodesantis)

I commenti sono chiusi