Il rompiballe
Sotto la regia di Andrea Brambilla ( che partecipa allo spettacolo anche come voce fuori campo), Gianmarco Tognazzi e Bruno Armando riportano sulla scena una delle pièce veberiane più divertenti: Il Rompiballe.
Il testo, divenuto anche un film nel 1973 (dal titolo Buddy Buddy) interpretato dall’indimenticabile coppia Jack Lemmon -Walter Matthau, propone un meccanismo caro a Francis Veber, ovvero quello di un confronto-conflitto fra personalità inconciliabili che crea fraintendimenti, contrattempi e problemi di ogni sorta.
Il protagonista della storia è il signor Pignon, uomo in crisi depressiva poiché la moglie lo ha abbandonato. Per riconquistarla, affitta una stanza in un hotel, nella città dove la donna si è trasferita per vivere con l’amante.
Accidentalmente, però, la camera è stata assegnata anche ad un’altra persona, un killer assoldato per eliminare il ministro che passerà in automobile proprio davanti quell’albergo nel corso di una manifestazione.
La disperazione di Pignon, un vero e proprio rompiballe, trascina lo spietato sicario in un vortice di malintesi e circostanze assurde e bizzarre che scombussolano tutti i piani. Al killer basterebbero pochi istanti per adempiere al proprio dovere, ma la situazione, sempre più complicata, non glie li concede.
La pièce è assai piacevole: Gianmarco Tognazzi si cala in modo così convincente nei panni dell’insopportabile Pignon, da rendersi quasi odioso allo spettatore. Tognazzi ha curato ogni particolare, dalla postura ingobbita e triste alla voce stridula e lamentosa, forse imitazione di Mike Bongiorno e del Mingozzi di un cabaret televisivo.
Killer cattivo, ma nello stesso tempo esilarante, è quello proposto da Bruno Armando, capace di giocare con la gestualità e con la voce calda e profonda, e di creare di volta in volta un effetto drammatico o comico-esilarante.
Ottima spalla è Renato Marchetti, nel ruolo dell’arraffone tuttofare dell’hotel, artefice di gag molto divertenti e movimentate, soprattutto al fianco di Bruno Armando.
Meno convincenti la signora Pignon, ovvero Nuvola Bianca Tivoli, e l’amante di lei, il dottor Wolf al secolo Fausto Scialappa, un po’ troppo rigidi per una piece così comica e brillante.
Nell’insieme, lo spettacolo gradevole e divertente, presenta un punto debole: la caduta del ritmo comico, molto serrato all’inizio e nel finale, ma un po’ meno nelle scene centrali.
La traduzione del testo è di Filippo Ottoni, le scene sono opera di Paolo Polli, i costumi portano la firma di Pamela Aicardi, mentre le musiche originali sono di Ricky Gianco.
Lo spettacolo sarà in scena al teatro Manzoni di Roma fino al 10 aprile.