Categoria: Cinema

Quando c’era Berlinguer

Quando c’era Berlinguer

soggetto e regia di Walter Veltroni

Sono passati trent’anni dalla morte di Enrico Berlinguer, avvenuta a Padova l’undici giugno 1984, e anche dalla fine del partito comunista italiano – sostiene l’autore del film –; e se sono in pochi coloro che, tra le nuove generazioni, sappiano rispondere alla domanda: “Chi era Berlinguer?”, ciò è dovuto anche alla scomparsa dell’ideale comunista ma, forse ancor di più, alla scomparsa degli ideali sociali in genere. Che quest’ultimo fenomeno possa essere correlato all’incredibile offensiva scatenata contro i regimi comunisti da Karol Wojtyla non è escluso anche perché, come sempre accade, se scompare un dualismo scompaiono anche gli ideali che lo sostengono: ciò non è necessariamente un male. Comunque Walter Veltroni presenta un Enrico Berlinguer – ricostruito attraverso immagini di repertorio e interviste a chi l’ha conosciuto, ha vissuto e lavorato al suo fianco – senza riuscire a sottrarsi alla classica e spesso banale retorica del “come eravamo”.

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Il capitale umano

Il capitale umano

film è liberamente ispirato al romanzo di Stephen Amidon.

La vicenda comincia una notte, sulla provinciale di una città brianzola, alla vigilia di Natale, con un ciclista investito da un Suv. Questo incidente diviene l’espediente grazie al quale narrare la vita di diversi personaggi appartenenti a due famiglie: quella Bernaschi composta da Giovanni, Carla sua moglie e loro figlio, appartenenti all’opulenza di un mondo legato alla speculazione finanziaria e quella Ossola, in cui Dino, marito di Roberta, psicologa, rappresenta un ambizioso e spregiudicato immobiliarista sull’orlo del fallimento. Completa la famiglia Serena, una ragazza legata sentimentalmente al figlio dei Bernaschi.

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La grande bellezza

La grande bellezza

Paolo Sorrentino affonda la camera da presa nelle pieghe della Roma ricco-borghese, osservata attraverso gli occhi disincantati di Jep Gambardella (Toni Servillo), giornalista di costume, critico teatrale, opinionista tuttologo. Famoso e desiderato – per merito del suo unico libro, “L’apparato umano”, pubblicato quaranta anni prima – festeggia con i migliori amici il compimento dei sessantacinque anni.

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Alì ha gli occhi azzurri

Alì ha gli occhi azzurri

“… deponendo l’onestà / delle religioni contadine, / dimenticando l’onore / della malavita, / tradendo il candore / dei popoli barbari, / dietro ai loro Alì / dagli occhi azzurri / usciranno da sotto la terra per uccidere…” (P.P. Pasolini, Profezia, 1962-64)


“… I Persiani, dice, si ammassano alle frontiere. / Ma Milioni e milioni di essi sono già pacificamente immigrati, / sono qui, al capolinea del 12, del 13, del 409, / dei tranvetti della Stefer / Che bei Persiani! /Dio li ha appena sbozzati, in gioventù, / come i mussulmani o gli indù: / hanno i lineamenti corti degli animali / gli zigomi duri, i nasetti schiacciati o all’insù, / le ciglia lunghe lunghe, i capelli riccetti. Il loro capo si chiama: / Alì dagli occhi azzurri.” (P.P. Pasolini, Ringraziamenti, 1965)

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Chef

Chef

Jacky (Michaël Youn) è un cuoco dai gusti raffinatissimi il cui difetto è, però, di essere l’unico a saperlo. Formatosi “solo” sui libri di cucina e sulle trasmissioni televisive di Alexandre Lagarde (Jean Reno) ed assolutamente sconosciuto, è costretto a cercare lavoro in taverne e bistrot parigini dove i clienti consumano frettolosamente i “soliti piatti”. Dopo l’ennesimo licenziamento, trova un impiego da imbianchino in una casa di riposo, per le insistenze della compagna (Raphaëlle Agogué), decisa, incinta e prossima al parto.

La sua attitudine per la grande cucina lo porta a intromettersi continuamente nelle ricette per gli anziani, tanto da attirare l’attenzione del mecenate della casa di riposo (Pierre Vernier), proprietario della Maison Lagarde, il ristorante del famosissimo chef e padre del giovane manager che vorrebbe trasformarlo per favorire la cucina “molecolare” costosissima e à la page. Oppresso dall’imprenditore che gli allontana i collaboratori, Lagarde offre a Jacky l’opportunità di lavorare al suo fianco per continuare a far brillare le stelle del suo gourmet.

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