Pranzo di Ferragosto
di Gianni Di Gregorio
Le marchette erano, un tempo, bolli che si incollavano sui libretti di lavoro: il datore di lavoro li acquistava versando i contributi al dipendente assunto a giornata. Perciò “andare a fare una marchetta” in un periodo in cui scarseggiavano risorse economiche, nonostante consentisse una magra soddisfazione per un’unica giornata di lavoro, era sinonimo di un evento pur sempre positivo.
A Roma la frase “andare a fare una marchetta” assunse un altro significato: per un ragazzo era l’equivalente del fornire prestazioni da “gigolo”; avere, cioè, una ricompensa in danaro per rapporti sessuali consumati con una persona del proprio sesso. In un periodo in cui davvero mancava anche di che mangiare, quello costituiva pure un espediente valido.