Racconto 2
In piedi sulla sedia
Fino alla fine della caccia al topo.
Non è divertente, non è per niente divertente. A casa nostra ci sono i topi perché siamo poveri, i topi vivono solo nelle case dei poveri. …
In piedi sulla sedia
Fino alla fine della caccia al topo.
Non è divertente, non è per niente divertente. A casa nostra ci sono i topi perché siamo poveri, i topi vivono solo nelle case dei poveri. …
Prima di tutto voglio presentarmi, mi chiamo Azzurro e sono il principe del Regno Incantato. Voi, a questo punto, penserete che io sia felice e contento come raccontano tutte le favole…ma è un’illusione. Per dire la verità sono piuttosto amareggiato, perché pur essendo il Principe non ricevo le adeguate attenzioni!
Insomma, IO ho il castello, IO sono l’eroe…eppure appaio solo alla fine d’ogni storia, come una semplice comparsa. Nessuno si ricorda di me, nessuno si chiede come sono fatto e com’è la mia vita…
Dicono solo “…arrivò il principe azzurro, e vissero felici e contenti!”.
Ma lo avete capito che Azzurro è il mio nome e non il colore dei miei occhi?
Le mie mogli, come se non bastasse, sono capricciose e incontentabili, contrariamente a quanto fanno credere i cantastorie che le descrivono sempre belle brave e buone. Siete stupiti che io parli di mogli al plurale? Ebbene sì, ho appena divorziato…per la terza volta!!
La prima fanciulla di cui mi sono innamorato, si chiama Aurora. E’ una principessa, ma l’ho scoperto solo in un secondo momento. Un giorno d’autunno cavalcavo nel bosco per distrarmi dalle incombenze di corte – e non a caccia come tutti credono – e fui colpito da una voce che canticchiava una curiosa melodia. Seguii quel suono e la vidi. Aurora era vestita come una popolana e, forse, fu quella semplicità e la sua curiosa canzoncina a farmi innamorare. Naturalmente, come tutti sapete, le cose si complicarono parecchio prima che potessimo coronare il nostro sogno d’amore.
di Francesco Petrucci
Le ampie vetrate inondavano di luce il salone, sì che la stanza era tutta un riflesso dorato.Un’unica ombra si dondolava al centro del bianco marmoreo pavimento. Il frenetico ansimare di quel bambino perennemente raffreddato era accompagnato dal frusciante scartabellare di fogli e giornali.La bionda testolina era riversa ciondoloni all’interno di un cassettone e ogni tanto da questo, come un geyser, un foglio di carta volava nell’aria, per poi seguire la sua disordinata planata verso terra. Tutt’intorno cartacce spiegazzate e appallottolate, sterili gomitoli di bianco e nero e qualche vivace arlecchino disegno. …