Conseguenze evidenti della pandemia sono le fantasie paranoiche

Conseguenze evidenti della pandemia sono le fantasie paranoiche

Diciassette aprile venerdì

Il termine pandemia richiama l’idea del pandemonio: tutto (pan) il popolo (demios) ha la mente affollata da tutti (pan) i demoni (demonion). La particina iniziale “pan” evoca anche un’immagine mitologica, Pan dio delle montagne e della vita agreste: munito di corna e piedi caprini, ama boschi e sorgenti, è patrono del riposo pomeridiano – soprattutto all’aperto – durante il quale è capace d’infondere il timor ‘panico’.  La pandemia induce nella mente i demoni dell’inconscio e provoca le crisi di panico. Etimologia stiracchiata, ma significato pratico autentico.

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La superluna

La superluna

Roma, 8 aprile, mercoledì

Era giovedì ventisette luglio millenovecento sessantuno; un bambino guardava la luna sorgere dietro i Monti Lepini: era grande, bella e luminosa e si alzava lentamente. Il bambino la fissava dalla finestra: improvvisamente, si mise a piangere e si nascose dietro una poltrona a causa di un terrore improvviso. I genitori, gli zii, tutte le persone che erano in casa ne furono sgomenti. A nulla valsero le tenerezze e le raccomandazioni, neppure le spiegazioni: forse ebbe anche un improvviso sbalzo di temperatura. Lo misero a letto.

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Echi dal trentuno marzo, martedì

Echi dal trentuno marzo, martedì

Nella giornata odierna si sono associati – per me – tre fatti distinti, non proprio convergenti. Ho iniziato a leggere il libro di Emanuel Carrière “Limonov”, a quindici giorni esatti dalla scomparsa del personaggio al quale è dedicato: lo scrittore dissidente Eduard Savenko, in arte Limonov, parola traducibile in limoni, nel gergo della malavita russa bombe a mano. La scomparsa è avvenuta due settimane fa, precisamente martedì 17 marzo 2020, a causa di una malattia non virale.

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Strisce pedonali

Strisce pedonali

Roma, ventisei marzo, giovedì

In questi giorni di scarse uscite – per validissimi e documentatissimi motivi – c’è modo di imparare qualcosa attraverso la pura e semplice osservazione, acuita dalla carenza di contatti umani. Propongo alcuni esempi.

A causa del virus bisogna prestare attenzione nell’attraversare la strada sulle strisce pedonali.

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Caro amico ti scrivo

Caro amico ti scrivo

Appena sveglio, sfogliando le pagine dei giornali online come ogni mattina, ho appreso che forse – ovvero con ogni probabilità –, l’attività scolastica si concluderà con scrutini ed esami a distanza e le scuole riapriranno a settembre, il prossimo anno (scolastico). Inevitabilmente, banalmente, ho preso a canticchiare “Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’” poi, sottovoce, e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò…

Il disco uscì nel 1979, nel mezzo degli anni di piombo; il testo della canzone, tra speranze e disillusioni, credo volesse esprimere il disincanto sociale e politico: un omino piccolo così per citare un altro brano, non avrebbe potuto che stare in casa ed evitare, per quanto possibile, gli incroci con la sorte.

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