L’eterna gioventù
Ho ascoltato Maurizio Maggiani presentare il suo ultimo libro domenica 17 ottobre al SalTo, in compagnia di un giornalista. Il giornalista era di compagnia a lui, non a me, ovvio. L’inizio era noioso e anche poco stimolato dalla presenza assente dell’altro; magari si stavano antipatici oppure il giornalista era, pigramente, troppo estasiato dallo scrittore da risultare incapace di dire alcunché. A me successe qualcosa di simile durante la tesi di laurea in psicologia: il mio relatore non disse niente, non perché fosse così estasiato dal mio lavoro.
In questo caso non si trattava di una tesi di laurea ma, semplicemente, della tesi che riguarda l’eterna gioventù. Cosa sia l’eterna gioventù e come si ottenga, da quella presentazione non si capiva proprio, per lo meno all’inizio. L’autore sembrava dare per scontato che uno – e cioè l’ascoltatore – sapesse già di cosa egli avrebbe parlato e, più precisamente, conoscesse il contenuto del libro e le intenzioni declamatorie di quella domenica mattina, ore dodici. Però Maurizio Maggiani abbastanza presto, per non dire subito, si è sollevato dalla poltroncina bassa, lasciando seduto e indietro il giornalista poco entusiasmante: sollevato il corpo, anche lo spirito è rimasto più in alto e, mano a mano, il discorso è decollato e anche l’interesse. …